MARCO Bentivogli, 44 anni, leader dei metalmeccanici Cisl, non ha dubbi sullo sciopero generale: «Si
rischia di confondere gli obiettivi sociali e sindacali con quelli politici. E poi che senso ha lo stop totale
a Jobs Act approvato?».
Sta attaccando la Cgil?
«Ma sì, troppi personalismi. Si abusa di uno strumento per raggiungere un fine politico: attaccare il governo per ricomporre la sinistra».
Non farà l’anti-Landini…
«Quando il leader della Fiom parla di sindacato ci vado d’accordo, ma ultimamente fa un po’ troppo il politico. Alla Cisl se fai politica non stai nel sindacato».

Non è un caso che si parli di Landini come leader di un nuovo partito di sinistra.

«Spero di no. Non si possono utilizzare le manifestazioni sindacali come campagne elettorali, a discapito dei lavoratori».

Sta dalla parte Matteo Renzi?
«Ha dato una scossa al Paese, ma lo boccio sulla politica industriale. Sono convinto, però, che Camusso e Landini rischino di fare la fine dei minatori contro la Thatcher, sconfitti gloriosamente, ma comunque sconfitti con la lady di ferro al governo
per altri dieci anni e il leader dei minatori diventato baronetto».
Quindi tollera i continui attacchi del governo ai sindacati?
«Che la Fiom e la Cgil rappresentino posizioni vecchie, dando così carburante a Renzi nei sondaggi, è vero, ma c’è anche chi, come me, pensa a giovani e precari».
In che modo?
«Di sicuro non faccio come Landini che ha consigliato al premier l’anticipo in busta del Tfr trasformando i giovani di oggi in una generazione di poveri».
La battaglia sull’articolo 18 è inutile?
«È un’arma di distrazione di massa. Le riforme del lavoro degli ultimi cinque anni non hanno creato posti di lavoro e i 600mila licenziati dell’industria avevano tutti l’articolo 18».
Come si risolve la tensione fuori e dentro le fabbriche?
«Sfogarsi sui ‘nemici’ non serve e credo sia meglio non guardare i talk show, altrimenti invece di trovare soluzioni spacchi tutto».
Jobs Act: si gioca tutto sui decreti attuativi che dovrebbero dettagliare le fattispecie dei licenziamenti disciplinari in cui è previsto il reintegro.
«Infatti invito all’unità per confrontarci con il ministro Poletti, ma accodarci in fila indiana – come ha fatto la Uil – senza sapere dove andare non ha senso».