Intervista uscita il 19 gennaio 2015 su QN (Carlino, Nazione e Giorno)

ALLORA CIVATI, se ne va dal Pd?

«C’è disagio, c’è disagio… non solo Sergio Cofferati ha perso la pazienza dopo il caos delle primarie liguri. Il partito è calato consensi e parte dei miei elettori nel Pd non ci crede più».
E lei ci crede o no?
«Alle primarie come strumento, nonostante quello che è successo, sì. Ma In Liguria non sosterremo la renziana Raffaella Paita e punteremo su un altro candidato. Sul programma di governo, dallo Sblocca Italia al Jobs Act… come si fa a crederci?».
Questa volta dopo l’addio del Cinese farete la scissione?
«Magari il prossimo che se andrà sarà Civati che fa rima con Cofferati. Non ho chiesto ai miei di uscire dal partito, ma come me c’è chi non regge più. Il deputato genovese Luigi Pastorino, ad esempio».
Quindi questo nuovo partito di sinistra più volte annunciato si farà?
«Sì e sarà grande. Ma non dite che ho manie di protagonismo, che voglio fondare un partito…».
Vabbè, quindi, che cosa vuole fare?
«Ci sono tante anime in ballo. Sel si rilancia la prossima settimana e c’è l’ala sindacale di Sergio Cofferati e Maurizio Landini».
Poi c’è la brigata Kalimera.
«L’esperienza greca di Syriza di Alexis Tsipras va tenuta in considerazione. E non solo da me, Vendola e Fassina, ma anche dal premier».
Civati, basta penultimatum. Se si va a votare, lei con chi si candida?
«Beh, se a maggio si torna alle urne farei fatica a candidarmi con il Pd».
Dica la verità: fa tutto questo balletto perché c’è l’elezione del nuovo presidente della Repubblica.
«Fassina non ha torto: il caso Cofferati dal punto di vista della tensione non aiuta di certo. Ciò detto, non farò ricatti a Renzi, anche perché noi rappresentiamo una piccola porzione di voti. Di certo, non sarà il voto del Quirinale a farmi decidere di andar via».
Quindi lo strappo dal Pd quando avverrà?
«Diciamo a primavera».
E in quanti tra i democratici la seguiranno?
«Pochi, pochissimi. Siamo al governo…».
Spari un numero.
«Sotto i dieci».
Fassina ha detto che resterà a lottare da dentro.
«Credo che lui, Cuperlo, Boccia, Bindi, Bersani di fronte a un governo che procede un giorno con un salva bilancio e un altro con un salva Berlusconi alla fine si stancheranno».
Che cosa resta dell’identità di sinistra?
«Con Renzi è un’identità negata. Appena qualcuno dice qualcosa viene definito ‘gufo’. Il leader Pd diceva: voglio elettori di centrodestra. Ora vedo soprattutto ministri di quell’area. Forse Tsipras ha ragione quando dice che è scisso».
Che ne sarà del Pd?
«Ormai è un partito di centrodestra».
Il nome per il Colle sarà deciso di conseguenza?
«Speriamo che non sia espressione del patto del Nazareno. Prodi andrebbe bene».
Si è sfilato.
«Sì, ma ha i numeri per essere eletto».

Rosalba Carbutti

Twitter@rosalbacarbutti

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