Articolo uscito il 19 aprile 2015 su QN (Carlino, Nazione e Giorno)

SE FOSSE uscito dalla pagine di un romanzo, Yanis Varoufakis oggi sarebbe il Malaussène di Pennac, professione capro espiatorio. L’Europa chiede la sua testa e gli Stati Uniti sembra abbiano perso la pazienza. Del resto, di chi è la colpa della tragedia greca? Di Varoufakis. Chi è che mette sul tavolo dell’Eurogruppo proposte irricevibili e incomplete? Varoufakis. «Vogliamo che la Grecia ce la faccia, ma la risposta è nelle mani del governo greco», ha detto ieri Mario Draghi. E se il capo dell’Eurotower twittasse, l’hashtag verrebbe in automatico: #tuttacolpadiYanis. Del resto, il curriculum, il look e l’atteggiamento del ministro delle Finanze greco non aiutano. I mercati, si sa, non si fanno affascinare da una moto Yamaha 1300 e da un servizio patinato su Paris Match. E così lo spread sale e le Borse scendono. E Varoufakis che cosa fa? ‘Spara’ su Berlino: «Lì sono capaci di far saltare tutto».
Il nostro ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan non l’ha presa bene: «Ora la Grecia presenti un piano di riforme credibili ed efficaci», mentre Varoufakis ieri ha cercato di indorare la pillola definendo l’Europa «una famiglia». Ma i siluri, ormai, non si fermano più. Pure gli Stati Uniti, dove Varoufakis insegnava prima di diventare ministro, gli hanno voltato le spalle. Barack Obama, a colloquio con Matteo Renzi venerdì, ha insistito: «Atene deve fare le riforme». E al Fondo monetario, dove l’Iron Man del debito pubblico ellenico è accorso in cerca di una sponda coi grandi della Terra, il clima è teso. Varoufakis fa spallucce. E dispensa ottimismo: «Pazienza finita? Non è la mia impressione, sono fiducioso. Il futuro della Grecia? Prospero e radioso».

PECCATO che due giorni prima avesse parlato di «crisi di liquidità» e di solo due miliardi in cassa per pagare stipendi e pensioni. Dichiarazione poi smentita dal premier greco Alexis Tsipras, ultimamente insofferente alle ‘gradassate’ del suo ministro. Tant’è che, vista la difficoltà della trattativa, si è più volte parlato di un possibile passo indietro del ministro delle Finanze. Scenario che, per Dimitri Deliolanes, giornalista della tv pubblica greca, è improbabile: «Se Tsipras accettasse di sostituire Varoufakis il governo non avrebbe più senso. Lui è l’unico in grado di destabilizzare l’Europa». Nei fatti, però, i due leader viaggiano su binari quasi opposti. Varoufakis attizza l’incendio, Tsipras fa il pompiere. Tant’è che, nelle trattative, ha affiancato al ministro delle Finanze il vicepresidente ellenico, Yanis Dragasakis, il suo braccio destro.
A salvare Varoufakis sembra resti solo la sua Grecia. «Ad Atene è una pop star, le sue ex studentesse lo aspettano fuori dal ministero. E Tsipras ha ancora il 70 per cento dei consensi», dice Deliolanes. Un problema, però, c’è: «Tsipras non ha ancora mandato giù la famosa intervista patinata del suo ministro a Paris Match», ammette il giornalista ellenico. Con Varoufakis il passo dalla tragedia greca alla telenovela è breve.

Rosalba Carbutti

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