INTERVISTA PUBBLICATA SU QN (Il Resto del Carlino, La Nazione e il Giorno) il 27 luglio 2015

LUIGI BERLINGUER, cugino di Enrico, ex Pci ed ex ministro dell’Istruzione con Prodi, è il padre della riforma del 2000 che diede pari dignità alle scuole gestite da privati.
Ora sulle ‘sue’ paritarie è arrivata la stangata dell’Ici.
«Le sentenze della Cassazione si rispettano, non sono mica come quei talebani che urlano e basta».
Quindi è giusto che i due istituti religiosi di Livorno paghino l’Ici arretrata?
«La sentenza si basa sulla legge tributaria di fine anni ’90. L’assunto è: chi frequenta queste scuole paga una retta, cioè ha un corrispettivo economico, ergo deve pagare l’Ici».
Lineare.
«Sì. Ma non è scontato che una scuola paritaria guadagni grazie alla retta. E non basta la retta per liquidare la finalità dell’istituto come commerciale».
Soluzioni?
«Non far pagare l’Ici in automatico alle scuole paritarie. E valutare che ci sia effettivamente un guadagno. La retta non basta per un’imposizione fiscale».
La sentenza di Livorno ha scatenato il classico polverone.
«È la solita guerra ideologica…».
Il centrodestra difende le paritarie e dice che la legge è di un ex comunista…
«Una legge che permette la parità d’istruzione è una legge di sinistra. Altro discorso è l’estremismo di sinistra che combacia con la destra. Io ho sempre combattuto questa malattia infantile del comunismo».
C’è anche chi dice che la sua legge, la 62 del 2000, sia incostituzionale.
«C’è chi provò ad abrogarla con un referendum. Ma la Corte costituzionale giudicò la richiesta illegittima».
I laici citano l’articolo 33 della Costituzione in cui si dice che le scuole private non devono pesare sullo Stato.
«È condivisibile. Ma l’articolo 33 va interpretato correttamente: gli oneri per lo Stato non sono obbligatori. Ma se lo Stato vuole ‘aiutare’ le paritarie è legittimo».
Laici e cattolici, però, continuano a scornarsi.
«In tutta Europa gli insegnanti delle scuole non statali sono pagati dallo Stato, solo in Italia non è così. Il fatto è che la maggior parte delle paritarie in Italia fa riferimento al mondo cattolico e una parte dell’opinione pubblica polemizza con la chiesa su temi come l’aborto, l’omosessualità… estendendo lo scontro ideologico alla scuola».
Sbagliato?
«Secondario. Gli studenti italiani che frequentano le paritarie dalle elementari alle superiori sono appena il 4,2%, cifra statisticamente insignificante».
Ma le scuole paritarie restano un costo per lo Stato.
«Macché. Basti pensare al referendum bolognese perché il Comune chiudesse i rubinetti alle scuole paritarie: un flop».
Motivo?
«La scuola ha ben altri problemi. Senza contare che in alcune zone, come il Veneto, se chiudessero le paritarie, si dovrebbe trovare una soluzione per il 70 per cento dei bambini».
Il ministro Stefania Giannini calcola che con le paritarie lo Stato risparmia 6,5 miliardi. E, se chiudessero, i Comuni dovrebbero sborsare 150 milioni.
«Ragionamento corretto, ma vale prevalentemente per le scuole per l’infanzia».
Nella Buona scuola di Renzi c’è anche lo sgravio fiscale di 400 euro all’anno per chi manda i figli alle paritarie.
«Una cifra insignificante che vale 80 euro in busta paga all’anno. I problemi, suvvia, sono altri».
Riforma sufficiente?
«Spesso ambigua. Ma dobbiamo darci una mossa, basta posizioni conservatrici. Un esempio? Le assunzioni: si parli di chi entra e non solo di chi resta fuori. I presidi-sceriffi: evitare gli abusi…».

Rosalba Carbutti

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