Intervista pubblicata il 1 settembre 2015  su QN
ORMAI non è più tempo di bluff o finte mediazioni. Per il renziano Giorgio Tonini (nella foto Olympia), vicecapogruppo Pd a Palazzo Madama, è ormai tutto chiaro: «I numeri ce li abbiamo, non credo che qualcuno sia così folle da affossare la riforma del Senato. E il gruppo di Forza Italia credo che rivoterà la riforma».
Nessun imbarazzo ad andare a braccetto con azzurri e verdiniani?
«Le riforme vanno avanti con chiunque le vota. Forza Italia e Verdini quella del Senato l’hanno già votata…».
Peccato che la minoranza Pd abbia detto che sull’elettività dei senatori non cede.
«Dipende poi anche dalla decisione del presidente del Senato Pietro Grasso…».
Ieri ha detto di non aver deciso, ma s’ipotizza che sia propenso a far rivotare l’articolo 2, quello sull’elettività dei senatori.
«Sì, e su questo siamo d’accordo».
Pronti a rifare tutto daccapo?
«Grasso penso che deciderà di far votare l’articolo 2 solo nella parte che ha subìto la piccola modifica ‘dai’-‘nei’ che cambia, di fatto, la durata in carica dei senatori sindaci».
In caso contrario, però, si rimetterebbe tutto in discussione.
«Ogni verdetto del presidente del Senato si rispetta, ma è ovvio che se Grasso propendesse per questa scelta saprà argomentarla…».
Anche perché a quel punto la minoranza dem potrebbe avere maggiori possibilità di ottenere ciò che chiede.
«Se si rende emendabile solo la modifica del cavillo ‘dai’-‘nei’, la sinistra Pd non ha scelta: prendere o lasciare».
Altrimenti…
«Escludo questa seconda possibilità. Ma vedremo».
Se passa il principio di rivotare tutto l’articolo due sono guai per il governo.
«In questo caso si rimette tutto in discussione, come la tela di Penelope evocata da Giorgio Napolitano. L’Italia non merita questo».
Comunque sia, tra navetta e referendum, si allungano i tempi.
«Anche con piccole modifiche al testo, si avrà la riforma del Senato nella seconda parte del 2016».
Se non trovate un accordo con la minoranza Pd e andate sotto, che cosa succede?
«La mediazione è sulle funzioni e le competenze del nuovo Senato. Punto. Ma non credo che per amore dell’elettività dei senatori la sinistra Pd sia disposta a far fallire la riforma».
Sennò, scissione inevitabile?
«Macché. È una parola che risale a un’era geologica della politica».
L’altra opzione è il voto anticipato evocato da Roberto Giachetti.
«Ci sono troppe cose importanti da fare. Dobbiamo completare entro il 2016 le riforme che modernizzano lo Stato e rimetterci in cammino su Pil e occupazione».
Quindi, niente urne. Sicuro?
«Si arriva al 2018».

Rosalba Carbutti

Twitter@rosalbacarbutti

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