Articolo pubblicato il 2 settembre 2015 su QN

A mettersi in mezzo alle tensioni tra Pd e Ncd sulle unioni civili ci mancava solo un sondaggio. Che, dal punto di vista della maggioranza di governo, non aiuta. L’Istituto Piepoli (in un’indagine per la Stampa sulle intenzioni di voto alle elezioni politiche con l’Italicum) dà un’indicazione choc: il Pd, alleato con Ncd, perderebbe ben quattro punti, calando dal 32 al 28%. Un tracollo. Soprattutto se si considerano i dati del Movimento 5 Stelle che scavalcherebbe addirittura i dem raggiungendo il 29%. Non sarebbe molto lontano dal Pd nemmeno il ‘blocco’ di centrodestra Forza Italia-Lega che inseguirebbe il Pd con un insidioso 26 per cento. Seguendo questi numeri, l’ipotesi voto anticipato non sembrerebbe allettante per i dem, come ventilato da alcuni pasdaran renziani. E, soprattutto, gli alfaniani, e quindi lo spostamento verso il centro, peserebbero in negativo sul Pd. Ma, come segnala Piepoli, con l’Italicum gli scenari variano e le alleanze sono tutto fuorché certe. Se i dem, infatti, al posto di Alfano scegliessero Sel (asse non proprio fortunato, visto come andò nel 2013 con Pier Luigi Bersani che virò verso Vendola), i numeri del Pd potrebbero subire un’impennata. Secondo il sondaggio, l’asse di centrosinistra arriverebbe al 37%: ben nove punti di vantaggio sul M5S. Scenario ancora diverso se il Pd corresse da solo. In questo caso a sfidare i dem ci sarebbe un testa a testa per il ballottaggio tra il listone FI–Lega e i grillini. I punti di distanza sarebbero cinque: 32% i dem, 27% gli altri due blocchi. Infine, da non sottovalutare, la «Cosa rossa». Se Sel e transfughi dem ‘ballassero’ da soli, arriverebbero circa al 10%. E pensando alla Liguria, per Renzi la doppia cifra non è confortante.

Rosalba Carbutti