«Se penso che i marciapiedi di tutta Italia sono pieni del sangue di chi ci ha creduto davvero, vedere com’è andata a finire è una vergogna».
Pietrangelo Buttafuoco, scrittore e giornalista siciliano, già militante del Fronte della Gioventù (l’organizzazione giovanile del Msi) e di famiglia missina doc, un paio di giorni fa ha chiesto d’iscriversi alla fondazione An.
Entra anche lei nella guerra tra gli ex colonnelli di An?
«Se vedo quelle facce mi sale la rabbia. Alemanno, per dire, non ha la decenza di sparire? La mia paura è che tutta questa gente bocciata dagli elettori, utilizzi il tesoro di An per usi privati. E non lo posso permettere».
Queste facce, come le chiama lei, vorrebbero creare un nuovo partito di destra.
«La Fondazione è appunto una fondazione. Si occupi di qualcosa di scientifico e culturale… L’idea di costituire un partito è molto pericolosa, rischia di risolversi in una domanda: quanti posti in lista?».
Nessun futuro a destra, quindi?
«Quelle facce manifestano solo una qualità dilettantesca. Fanno scappare chiunque. Tanto vale richiamare in servizio Gianfranco Fini. E ho detto tutto».
I militanti della storica sede di via Ottaviano a Roma hanno chiamato i colonnelli riuniti «mercenari».
«Se penso allo scandalo della casa di Montecarlo, frutto dell’eredità di An (poi finita in mano al ‘cognato’ di Fini, ndr) sbotto».
Si arrabbia per via del suo passato di militante del Fronte della gioventù?
«Anche. Quand’ero un ragazzo del liceo, andavo a fare raccolta fondi per finanziare il Msi. Verso di noi c’era un odio da guerra civile, rischiavamo attentati e nessuno ci affittava le sedi. Tant’è che dovevamo comprarle. E chi ci dava una mano? Poveri e disoccupati, con 100/200 lire. Se sapessero la storia della casa di Montecarlo. E se vedessero la guerra per i soldi di An…».
Che cosa resta oggi?
«L’esperienza del Movimento sociale è morta. Il fascismo è morto con Piazzale Loreto, il post fascismo con An e An con l’esaurirsi del berlusconismo».
Insomma le tocca accontentarsi di Silvio Berlusconi e Matteo Salvini?
«Premetto: non sono di destra, sono peggio. Ho tante magagne e non voto da anni».
Va bene, ma c’è o no questo spazio a destra?
«C’è. Ma serve un federatore, come fece Berlusconi nel 1994 che unì la Lega di Bossi al Nord col Movimento sociale al Sud».
Nel Mezzogiorno oggi trionfa il vuoto…
«Già. Al Nord c’è la Lega di Salvini, ma al Sud, a causa di un certo istinto frazionistico della destra, non ci sono An né il berlusconismo che possono sostituire il radicamento sul territorio che aveva il Msi, quindi il percorso a destra è tutto da iniziare».
In questo ‘disegno’ manca, però, il famoso federatore stile Berlusconi 1994.
«Credo abbia ragione Giampaolo Pansa: l’unico che può catalizzare diverse realtà è l’imprenditore romano Alfio Marchini».
Anche se viene da una famiglia di ‘palazzinari’ rossi?
«Meglio, mette insieme Peppone e Don Camillo».

Intervista pubblicata su QN il 5 ottobre 2015

Rosalba Carbutti

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