Imola, 17 ottobre, 2015 

Casaleggio: «Pronti a governare»
E Grillo pensa di ritirare il nome dal logo

L’uno vale uno accoglie tutti già all’uscita del casello di Imola. «Sei giornalista? Nessun parcheggio dedicato, prego. Qui, siamo tutti uguali. Uno vale uno». Ah già, la democrazia cinque stelle che, ieri, viene ribadita dallo stesso Beppe Grillo che,  in serata dal palco, dice quello che prima solo i dissidenti si sognavano di proporre: «Toglieremo il mio nome dal logo, il Movimento sarà vostro. Io e Casaleggio spariremo e rimarranno Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista». Alla kermesse grillina all’autodromo imolese, di fronte a oltre 20mila persone (200mila ribadisce lo staff), tra i tanti stand, ognuno per Regione, la parola che rimbalza è sempre la stessa: «governare».

Ma chi sarà il leader? La parola resta tabù. Basta dire leader che tutto il popolo di attivisti, consiglieri e politici locali, si affretta a prendere le distanze. «Democrazia dal basso, sceglie la Rete. Il leader può essere chiunque». Lo ripete Roberto Fico, lo dice un ubiquo Alessandro Di Battista, incontrastata rockstar dell’Italia a 5 Stelle. Il nome, però, c’è. Eccome. Di Luigi di Maio parlano già dal mattino sia il guru Gianroberto Casaleggio sia Beppe Grillo. «Ma non è detto che sarà lui.», si affrettano a specificare. Un freno alla carriera del vicepresidente della Camera? Non proprio. Solo prudenza. In serata ci pensa lo stesso Di Maio dal palco a dettare la linea. «Tutti voi potete cambiare questo Paese», dice il vicepresidente della Camera osannato dal coro «Luigi, Luigi». Lo ripete alle 21.30 Beppe Grillo, osannato come star. «Di Maio? Agli inizi parlava come Bassolino», scherza. E tira una frecciata al Pd: «Rottamano Marino e si tengono De Luca...». Unica voce fuori (ma non troppo) dal coro, il sindaco di Parma, Federico Pizzarotti, accolto dagli attivisti dello stand Emilia Romagna con abbraccci e pacche sulle spalle: «Di Maio? Certo, buca lo schermo». Di più non dice, la polemica sarà (forse) rinviata a oggi. Sul palco anche quest’anno non sarà ammesso, mentre a calcare le scene è una sequela di comici e cantanti. Gli attivisti mentre tentano di impegnarsi cantando il ritornello dell’inno 5 Stelle «governiamo noi», guardano al futuro andando a caccia di un selfie con Di Battista. Gli striscioni si perdono tra la folla e c’è chi cerca di farsi notare con un cartellone «E Grillo l’ottavo giorno creò il Movimento». Ma Grillo dov’è? C’è chi dice a pranzo, chi nel backstage. Di certo le sue apparizioni nella giornata sono al lumicino.

Su come governare tante idee, ma confuse. Ci prova Gianroberto Casaleggio accolto dalle urla: «Noi non rubiamo, possiamo fare una finanziaria di 80 miliardi. Poi presenteremo una squadra di governo e un programma che saranno scelti dagli iscritti». E incalza: «Non ci hanno distrutto e siamo più forti di allora. Abbiamo 130mila iscritti, il doppio del Pd».
Peccato che tra la base le prove di futuro procedono a fatica. C’è il consigliere comunale del piccolo Comune che ha un foglietto stropicciato con i 19 punti realizzati dal Movimento, chi ha messo fuori dallo stand un’Italia di post-it coi sogni a 5 Stelle. Ma tra i sogni, da Nord a Sud, c’è poca concretezza: «lotta alla mafia»; «voglio un lavoro», «prendiamoci Roma». «Stiamo crescendo», dicono in coro gruppetti di ragazzi delusi dal Pd. «Meno male che il Movimento ci porta verità», sbandiera una coppia di ultrasessantenni di Pesaro che ricorda con nostalgia i tempi in cui votava per Almirante. C’è l’addetta alla raccolta differenziata, sette ore a smistare organico, plastica e cicche di sigarette: «E dire che votavo il partitone». Tante identità, nessuna ideologia. Una liquidità, per dirla con Bauman, che rischia poi di essere il vero nodo dell’ipotetico «governo a 5 Stelle». Nell’area Meetup, infatti, qualche problema viene posto. Ci sono Fico e Di Battista a incontrare gli attivisti locali ed è tutta una sequela di problemi, di distacco base-vertici, di difficoltà di comunicazione. I deputati cercano di mediare, ma tirare le fila è difficile. Forse trovare un leader, benché scelto dalla Rete, resta l’unica soluzione (Articolo pubblicato su QN il 18 ottobre 2015)

 

Imola, 18 ottobre 2015 

Grillo si rottama, i fan applaudono
«È giusto togliere il suo nome dal logo»

«Nessuno è indispensabile, neanche Beppe». A dirlo non è un militante 5 Stelle dissidente, ma un entusiasta attivista fasciato da una bandiera bianca con il famoso logo M5S. Lui, nel finale della kermesse all’autodromo di Imola, ha resistito stoicamente con tanti altri al diluvio che ieri ha bagnato l’Italia 5 Stelle.
Piove, ma fedelissimi e politici locali sorseggiano vin brulè stretti vicini vicini sotto gli ombrelli. Solo 24 ore prima lo stesso Beppe Grillo aveva immaginato di togliere il suo nome dal simbolo. E ieri la base ha accolto l’idea con entusiasmo. Forse troppo.
«L’elevato», il nuovo nome con cui Beppe si è autoribattezzato a Imola, lo ripete su e giù dal palco: «Il Movimento non ha più bisogno di guru. Siamo un’insieme di cellule indipendenti, non servono cellule madri».
Parole, solo parole? Non sembra. Il passo indietro questa volta forse è reale. E la maggioranza dei militanti già pensa di ‘rottamare’ il leader.
Ventenni, quarantenni, cinquantenni ex leghisti, ex comunisti, piddini delusi arrivati da ogni parte d’Italia non hanno paura ad ammettere che adesso è il momento di cambiare. Si provano la maglietta ‘Keep calm and M5S al governo’ e invocano un nuovo corso. «È giusto che Grillo faccia un passo indietro», dicono alcuni. «Ormai si sta defilando», dicono altri.
Un trio di bergamaschi ammette a mezza voce ciò che un anno fa poteva causare un’espulsione: «Beppe è nostro padre, ma oggi molti non ci votano proprio perché c’è lui. A volte basta un suo vaffa perché non si parli di nient’altro…».
Sandro, 45 anni, da Salsomaggiore, con un passato leghista, vive il Movimento 5 Stelle dietro il bancone del suo bar, sede del Meetup locale: «Molti dei miei avventori non sopportano Grillo e non ci voterebbero mai. Forse ci serve qualcun’altro, giovane e moderno per prendere ancora più voti».

Il sogno, evocato da una 43enne romana con cappellino M5S colorato, è «arrivare al governo per poi avere un movimento senza leader e senza nomi. Il problema di Grillo? È che si ama o si odia. Noi lo amiamo, ma fuori a volte si fa fatica…».
Ma se la «base» (a parole) prova a uccidere il «padre», non appena Grillo scende dal palco viene braccato dai fan. «Beppe, Beppino, una foto. Beppe girati. Beppe elevati». Lui sale su un tavolino e lancia il mantra: «Noi siamo l’arca di Noè della salvezza. Siamo disadattati, depressi, tristi. Ed è per questo che abbiamo la forza di non fermarci». Giù applausi, baci, strette di mano. Arriva la sicurezza e lo conduce via, verso il backstage.
La folla si disperde, ma poi il codazzo si sposta dietro al vicepresidente della Camera Luigi Di Maio. C’è chi gli urla «premier, premier», chi «c’è un presidente, solo un presidenteee», ma poi se chiedi alle attiviste adoranti se lo vogliono come leader, ripetono lo stesso copione di Grillo: «Non solo Di Maio o Di Battista. Ci sono decine di persone nel M5S pronte».

L’utopia dei disadattati evocata da «Beppe-l’elevato», procede verso un’idea di governo che prevede – secondo Casaleggio – «l’abolizione della corruzione e della prescrizione».
Torna a piovere, qualche grillino abbandona la pista di Formula 1 di Imola, ma lo zoccolo duro resta asserragliato negli stand in attesa del gran finale. Si attendono i «big» Paola Taverna, Roberto Fico, Alessandro Di Battista e l’arrivederci di Grillo. Non ci sono polemiche, nemmeno il sindaco di Parma Federico Pizzarotti, praticamente l’unico ‘ribelle’ rimasto, evoca tensioni: «Di Maio è il migliore. Non dissento, do consigli utili».
Restano i maxi temi, come il governo della Capitale («di cui non abbiamo paura»), e i problemi locali.
«Il nostro Meetup ha donato 100 euro per avere un tavolino nello stand, ma nessuno ce l’ha dato», si lamenta un giovane emiliano. Piccole cose? Forse, ma nella patria dell’‘uno vale uno’ è richiesta una soluzione. ((Articolo pubblicato su QN  il 19 ottobre 2015)

Focus elezioni amministrative

Roberto Fico: “Sui candidati sindaco non decide il web”
«Il leader nel nostro Movimento non esiste. Gli attivisti sceglieranno in Rete». Roberto Fico, membro del direttorio 5 Stelle, a Imola è stato la presenza fissa dell’area Meetup, gli organismi locali da cui è nato il Movimento 5 Stelle. E – da presidente della Vigilanza Rai – tra un selfie e un abbraccio non ha risparmiato critiche al canone Rai in bolletta. «Ma come si fa a metterlo nella bolletta elettrica? Al di là della multa prevista per gli evasori, pioveranno ricorsi, sarà un caos. Ne vedremo delle belle ne sono sicuro. L’errore di Matteo Renzi è a monte: infilare il canone Rai nella legge di Stabilità. La decisione spettava al Parlamento…».
La scelta del vostro candidato leader, invece, a chi toccherà?
«Il leader nel nostro Movimento non esiste. Gli attivisti sceglieranno in Rete».
Grillo sostiene che non è detto che sarà Di Maio…
«Che cosa c’è di strano? Il nostro leader potrebbe essere chiunque».
A Roma, invece, come funzionerà?
«Si faranno grandi assemblee degli attivisti dei Meetup e si deciderà. Stesso procedimento che arrivò alla scelta di Federico Pizzarotti sindaco di Parma».
Pizzarotti continua ad essere critico. Se si ricandidasse a Parma certificherete la sua lista?
«Se ci sono tutti i requisiti…».
E se ci fosse un’altra lista concorrente?
«Beh, a quel punto deciderà la Rete».
Nella Capitale, invece, sceglierete tra la rosa dei vostri quattro consiglieri regionali?
«Identico procedimento. Non siamo come gli altri, rispettiamo le regole. E il candidato sindaco si sceglierà sempre dal basso».
La Rete non ci metterà becco, quindi?
«No, alle comunali decide il territorio».
Ma è vero che a Roma avete paura di bruciarvi in vista delle politiche?
«Il rischio c’è perché Roma è complicata da governare. Ma non ci tiriamo indietro. I nostri consiglieri hanno già proposte per far risparmiare alla Capitale un miliardo di euro». (Intervista pubblicata il 17 ottobre 2015)

Marcello De Vito, capogruppo M5S a Roma conferma: “I Meetup sceglieranno i candidati sindaco. Roma? Non abbiamo paura di governare” (18 ottobre 2015)

 

Rosalba Carbutti

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