OPERAZIONE distrazione di massa. Ma, per evitare strali, non è bastato far sparire dalla home page del blog di Grillo il post sulla libertà di coscienza dei parlamentari. E nemmeno ‘parlare d’altro’ accusando il Pd, come ha fatto ieri su Facebook Luigi Di Maio. Tant’è che il vicepresidente M5S della Camera, accusato di essere la ‘mente’ del post, è uno dei più bersagliati. «Spiegaci l’infame retromarcia», chiede la base. E in tanti postano il suo video dove avallava in toto il ddl Cirinnà (stepchild adoption compresa). Attacchi anche sul blog di Grillo: «Beppe, che ti è preso?». «Il Movimento si è messo con Alfano, Formigoni, Buttiglione e Radio Maria?». Pure i parlamentari stellati masticano amaro. Dopo sperticate difese del ddl Cirinnà («un compromesso al ribasso, visto che noi volevamo anche i matrimoni gay», sibilano), ora si trovano costretti a spiegare un cambio, in corsa, di linea politica. In pratica, una tattica. Di qui il tentativo di alcuni di spiegare alla base la nuova linea.
«Voteremo comunque la legge, anche senza stepchild adoption», rassicura il senatore Nicola Morra. Fa la difesa d’ufficio il deputato Alfonso Bonafede: «La libertà di coscienza è solo sulle adozioni». Ma ciononostante, la polemica non si ferma. Paolo Becchi, ordinario di Filosofia del diritto, definito ideologo del M5S, oggi fuoriuscito, spiega la metamorfosi. «Questa decisione della libertà di coscienza dimostra che la Rete non esiste più. Il M5S è diventato un partito strutturato con al vertice Casaleggio e i tre membri del direttorio, Di Maio, Di Battista e Fico. I parlamentari sono solo degli automi, esecutori di ordini». E Grillo? «Non esiste più – dice Becchi –. Prima era il Movimento, ora vuole solo tornare in Rai. Quel post non l’ha scritto lui, non è nel suo stile».
Ambienti vicini al Movimento sostengono che non sia altro che una mossa per non perder voti a destra, confermata anche da chi dal M5S se n’è andato. Il senatore Francesco Campanella (ora Sel-Altra Europa) è chiaro: «Casaleggio è sempre stato di destra. E non mi stupisce che Grillo, di fronte a posizioni che dividono l’opinione pubblica, tiri le redini. Lo fece anche con il reato di clandestinità».

SARÀ un caso che il post della discordia sia uscito dopo il sondaggio che delineava una grossa fetta di italiani contraria alla stepchild adoption? Un dubbio avvalorato anche dagli attivisti M5S Lgbt (lesbiche, gay, bisessuali e transgender, ndr) che oltre a stilare un elenco di nomi di almeno 28 senatori pro ddl nella sua interezza (tra i quali, Crimi e Taverna), ricordano come i grillini «lavorano alle unioni civili dal 2013 e hanno partecipato alla manifestazione arcobaleno in ben 75 piazze».
I senatori contrari, infatti, si contano sulle dita di una mano. A parte il senatore Puglia che guida la fronda cattolica, si arriva al massimo a cinque/sette tra dubbiosi e non ancora schierati (Bertorotta, Catalfo, Blundo, Ciampolillo, Endrizzi e Martelli). In diversi domani alla riunione dei senatori chiederanno spiegazioni.

Articolo pubblicato l’8 febbraio 2016

Rosalba Carbutti

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