La classe operaia va in paradiso? E, soprattutto, come sta cambiando la fabbrica? E i sindacati di categoria? Ora marciano insieme per il rinnovo del contratto nazionale che, Federmeccanica col suo presidente Fabio Storchi, vorrebbe ‘trasformare’ puntando tutto su quello aziendale. Come finirà il braccio di ferro? Qui un’analisi, tra fabbriche hi-tech, neo operai e sindacati alla prova del cambiamento http://www.quotidiano.net/operaio-lavoro-1.2101994

 

Intervista a Storchi, presidente di Federmeccanica

Fabio Storchi, numero uno di Federmeccanica, Presidente di Comer Industries, 1.250 addetti e 330 milioni di fatturato, con sede principale a Reggiolo, fissa l’intervista di sabato. «Qui si lavora sempre. Anche nel weekend. Il telefono? Squilla come se fosse lunedì. Ah no, è mia moglie. Mi ha chiesto il menù per stasera: quadretti in brodo».
Preoccupato per l’adesione che c’è stata allo sciopero dei metalmeccanici?
«La partecipazione è stata del 24,6 per cento».
I sindacati parlano del 75%.
«Abbiamo elaborato dati relativi a circa 7.900 imprese con 483.000 addetti…ma, al di là delle percentuali, la nostra posizione non cambia».
Insomma, non molla la sua linea volta a modificare il modello contrattuale.
«Il contesto economico è ancora negativo, le piccole aziende sono in difficoltà. Dal 2008 a oggi il settore metalmeccanico ha perso il 30 per cento della produzione e 300mila addetti».
Oggi è in ripresa.
«Nel primo semestre 2015 sembrava di sì, poi c’è stato un rallentamento. Alla fine abbiamo avuto una crescita del 2,6 per cento rispetto al 2014».
I vari comparti del settore, però, non corrono allo stesso modo.
«Eh no. Il settore autoveicoli sale del 27,8 per cento, ma quello metallurgico perde il 2,7 e quello di produzione del metallo del 3».
Nel 2016 che cosa prevede?
«Andamento in linea col 2015, nessuna modifica sostanziale. Siamo lontanissimi dal periodo pre-crisi. Quindi, con pochi decimali di crescita, anche quest’anno non ci saranno nuovi posti di lavoro».
Ma il Jobs Act non funziona?
«Sì. Ma per sostituire lavoratori a tempo determinato con altri a tempo indeterminato a tutele crescenti. Ma finché i livelli produttivi non crescono considerevolmente, l’occupazione non salirà. Con o senza Jobs Act».
Federmeccanica, quindi, pensa di spostare il baricentro dal contratto nazionale a quello aziendale.
«Puntiamo a evitare incrementi salariali a pioggia, spostandoli a livello aziendale».
Un bel vantaggio, soprattutto per voi.
«Per tutti. Gli incrementi contrattuali sono tassati al 38 per cento, i premi di risultato non superano il dieci. Così si aumenta il reale potere di acquisto dei lavoratori ».
I sindacati dicono che, con la vostra piattaforma, avrà aumenti salariali solo il 5% dei lavoratori.
«Noi proponiamo di distribuire la ricchezza che si è prodotta. Anche attraverso welfare aziendale, buoni benzina, scuola e asili nido. Il costo fiscale? È zero. Perché non cambiare visione?».
Fiom, Fim e Uilm sono tutte unite sul no.
«Il mondo sta cambiando. La fabbrica, gli operai, l’organizzazione devono cambiare».
Il braccio di ferro resta.
«I sindacati dovrebbero partecipare a questo modello di rinnovamento. Serve un’alleanza tra impresa e lavoro».
Aspira al modello tedesco?
«Puntiamo a una via italiana della partecipazione, dove l’impresa è un bene comune. E la persona è al centro».
In che senso?
«La fabbrica è più tecnologica, gli operai sono diplomati, a volte laureati. Il settore metalmeccanico rappresenta l’innovazione. Noi produciamo le macchine che fanno le macchine».
I robot incidono sui posti di lavoro?
«Per alcuni faranno diminuire gli addetti, altre stime sostengono il contrario. Risponderà il tempo».
Bentivogli (Fim-Cisl) sostiene la creazione di un sindacato unitario di operai e colletti bianchi sul modello Usa. Che cosa ne pensa?
«Per noi non ci sono mai state differenze tra colletti blu e colletti bianchi. Per noi sono tutti preziosi».

Articoli pubblicati su QN del 27 aprile 2016(Inserto Economia & Lavoro)

Rosalba Carbutti

Twitter@rosalbacarbutti

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