Matteo Renzi torna nella rossa Emilia Romagna. Questa volta, però, a differenza di tre anni fa, non è per conquistare il partito ma per dare il via alla campagna referendaria sotto le bandiere del Pd. Prima ci prova con il comizio stile vintage alla Festa dell’Unità di Bosco Albergati, poi intervistato da Enrico Mentana a Villalunga di Casalgrande (Reggio Emilia). Risultato: la platea di Bosco (circa mille e cinquecento persone) applaude. Poco dissenso, nonostante la maggior parte di militanti e volontari abbia i capelli bianchi e un passato in Pci, Pds e Ds.
L’ex rottamatore che tre anni fa non era ancora segretario del Pd e citava Ligabue («Non è tempo per noi») oggi cita Caterina Caselli, «La verità ti fa male lo sai», per dirgliene quattro a quelli della minoranza. L’affondo è di quelli pesanti. «A chi – dice il Matteo versione casual in camicia bianca e jeans – vuole cambiare segretario dico che il congresso si fa ogni quattro anni e non ogni giorno, a chi dopo aver votato sì vuole fermarsi dico che noi non ci fermeremo». La minoranza Pd, a un passo dal votare no, è bersagliata da Renzi che – nel fare gli auguri a Romano Prodi – ricorda i tempi della sindrome di Bertinotti. «Se qualcuno ce l’ha per cui chiede sempre di più per non ottenere nulla, io dico che noi siamo immuni. Basta con la rissa continua». La platea approva e applaude convinta. Poi Renzi fa il Renzi e rilancia: «Con la riforma costituzionale risparmieremo 500 milioni di euro e quelli andranno al fondo per la povertà che, a quel punto, arriverebbe a 1,2 miliardi». Intervistato da Mentana rincara la dose: «Criticano che quest’anno il nome della Festa dell’Unità è l’Italia che dice Sì, ma è lo stesso titolo dell’anno scorso. Noi siamo per quest’Italia, non quella che dice boh». E sulle nomine Rai, altro tema di scontro con la minoranza Pd, fa sapere al direttore del TgLa7 «di non averci messo bocca». Pure sulla banche, ci tiene a dire che «il governo non ha fatto tutto in regola, ma di più», rispondendo anche alla critiche di chi dice «che abbiamo salvato il babbo di Maria Elena Boschi».

Ma il punto centrale delle due tappe emiliane che il premier ribatte più volte è proprio quello dei «vantaggi» della riforma. E il più macroscopico (e mediatico) è proprio quello della riduzione del costo della politica. Una strategia che gli permette anche di ammiccare agli elettori grillini e leghisti: «Come fanno a dire No a una riforma che taglia il numero dei parlamentari?». Del resto, il premier candidamente ammette: «Anch’io ho fatto degli errori a personalizzare troppo la battaglia del referendum. E so che in riviera romagnola il tema della data del referendum, il 13 o il 27 novembre non appassiona. Lo so, lo so, che nella percezione quotidiana non è la priorità. Ma noi abbiamo preso un impegno con gli italiani». Poi, ancora, Renzi fa un invito alla sinistra Pd (sul piede di guerra perché nelle Feste dell’Unità non c’è spazio per il No): «Siamo pronti a camminare con voi, ma se ci dite di fermarci, noi non ci fermeremo, se volete fermarvi vi fermate da soli. Dopo trent’anni c’è qualcuno che le cose le sta facendo, questo li manda fuori di testa e dicono no a prescindere». Il concetto lo spiega citando la metafora di Paolo Calvano, segretario del Pd dell’Emilia-Romagna: «Qui, alla Festa, quando si fa il fritto ci si confronta su come si fa la pastella. Ma quando ci chiedono un cartoccio, ecco, si butta nell’olio e si serve a chi ce lo chiede».

In sintesi, dice Renzi, «va bene confrontarsi, ma poi ci si mette d’accordo perché i cittadini vanno serviti» e la riforma costituzionale è la risposta giusta. Poi allarga il campo, dagli immigrati, al terrorismo, fino all’Europa. Infine, quasi un appello per strappare l’applauso finale e definitivo: «Questa riforma ha un padre ed è Giorgio Napolitano. Non c’entrano né la mia simpatia né l’Italicum». Non manca la ciliegina sulla torta: «Di cose ne abbiamo fatte, ma ne dobbiamo ancora fare. Le pensioni, ad esempio. Quelle minime sono troppo basse, dobbiamo trovare risorse». «Se non lo fai, perdi voti», gli urla un militante. Lui sorride, scatta il selfie e sale in macchina per raggiungere Villalunga di Casalgrande. La platea si disperde, ma c’è chi trova gli appunti del comizio e se li mette in tasca: «Comunque andrà, questi li ha scritti Matteo, il presidente del Consiglio». «Per me – dice Renzi a Casalgrande – la priorità è restituire la fiducia agli italiani. Se c’è qualcosa che funziona, diciamolo». Infine l’annuncio: la cancelliera Angela Merkel sarà a Maranello alla Ferrari il 31 agosto.

Articolo pubblicato su QN il 10 agosto 2016

Rosalba Carbutti

Twitter@rosalbacarbutti

E’ questione di cuore è anche su Facebook
Ps: Per chi volesse leggere i vecchi post, clicchi qui: http://club.quotidiano.net/carbutti