Beppe Grillo con Federico Pizzarotti (Ansa)

Beppe Grillo con Federico Pizzarotti (Ansa)

I guai del Movimento 5 Stelle non hanno una sola patria. Oltre a Roma, scoppia la grana di Parma. Il sindaco grillino ribelle, Federico Pizzarotti, è «sospeso» da quattro mesi e mezzo. Nessuno lo ha chiamato per trattare la sua posizione. Anzi. Per agevolare la sua cacciata, si sta votando per cambiare il regolamento (il Non Statuto). Un po’ troppo per il sindaco della città ducale. E così, il suo addio al Movimento è ormai deciso. Domani ci sarà l’ufficialità in una conferenza stampa. Ma gli strali su Facebook sono già partiti: «Dall’uno vale uno, siamo arrivati al passaggio dinastico tra padre e figlio; dalla democrazia orizzontale, al capo politico; da regole condivise da tutti, a un pacchetto di regole calate dall’alto, ad personam contro i non allineati…». Pizzarotti non risparmia attacchi ai «vertici del Movimento» e chiede di tornare a quando non si «saliva sul carro del vincitore».
A Parma sono tutti compatti. Dalla maggioranza della giunta agli attivisti. E, confermano fonti vicine al sindaco, «nessuno si è fatto vivo. Né Beppe Grillo, né Luigi Di Maio». Senza contare, «il mobbing dei big M5S nei confronti dei parlamentari che simpatizzano per Pizzarotti».
Domani, quindi, ci si aspetta una scossa. Il sindaco di Parma non dovrebbe annunciare la sua ricandidatura («ci vorrà ancora un mesetto per decidere»), ma alcuni ex grillini assicurano che è cosa fatta. Serenella Fucksia conferma: «Farà una lista civica aperta. È una persona capace, se diventasse il leader di un nuovo movimento lo appoggerei».

Si parla di contatti serrati con alcuni fuoriusciti 5 Stelle ora in Alternativa libera e con l’ex Pd Pippo Civati, oggi leader di Possibile. L’idea sarebbe di creare un Movimento bis, ma con i valori delle origini. La piattaforma web «alternativa» alla stellata Rousseau c’è già e si chiama «Sinapsi». Le ‘chiavi’ ce le ha l’ex stellato informatico Massimo Artini di Alternativa Libera. Civati ammette che ci sono «rapporti tra i suoi deputati, quelli di Al e il sindaco di Parma e che presto un confronto ci sarà».
Nel frattempo, i vertici stellati cercano di tamponare le polemiche. Beppe Grillo fa il capo come prima più di prima. Ieri era con Luigi Di Maio e Roberto Fico a Mirandola, cittadina colpita dal sisma emiliano, per inaugurare una palestra ricostruita con 425mila euro del M5S. Ma, soprattutto, per continuare a «difendere» Virginia Raggi. Che, ieri, in un’intervista, pur non mostrando cedimenti («abbiamo scelto come assessori due di noi per non tornare a Mafia Capitale») resta osservata speciale. Da qui, la missione di Grillo e i big: evitare fronde e zittire le proteste di parlamentari e membri del direttorio. E così Beppe pranza a Mirandola con gli attivisti (obolo: 20 euro a testa) e benedice ancora Virginia, ‘rea’ di aver nominato Andrea Mazzillo (ex Pd) e Massimo Colomban (che appoggiò il leghista Zaia): «Non sarà mica un reato, anch’io ho avuto la tessera del Pd, non ve lo ricordate? La presi ad Arzachena, Sassari».
Era il 2009, Beppe voleva tentare la corsa per la segreteria Pd. Una boutade allora, tema che divide oggi. Ma Virginia tira dritto. Venerdì, la prima giunta al completo. Obiettivo: chiudere sul bilancio previsionale.
Importantissimo per Roma (e per il futuro della sindaca).

Rosalba Carbutti

Articolo pubblicato su QN il 2 ottobre 2016

Twitter@rosalbacarbutti

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