Corbetta: “M5S, la cravatta al posto del vaffa. Ma sono ancora la novità”
Il Movimento 5 Stelle si è normalizzato, diventando praticamente un partito. E, visto l’ottimo risultato elettorale, dimostra che la scelta è stata vincente. «L’epoca del vaffa è finita, si vede già dal look di Luigi Di Maio, ma ciò nonostante il Movimento non ha smesso d’intercettare il voto di protesta», spiega Piergiorgio Corbetta, professore dell’Alma Mater di Bologna e dell’Istituto Cattaneo.
Il passaggio di testimone da Grillo a Di Maio, quindi, è stato vincente?
«Nel 2013 il Movimento 5 Stelle prese il 25,5 per cento e quei voti erano essenzialmente di Grillo. Allora senza di lui non sarebbe esistito il Movimento. Oggi la vena ribellista del vaffa sta lasciando il posto al doppiopetto, ma gli elettori vedono i 5 Stelle sia come partito di protesta sia come partito di proposta. Il capo politico ordinato e in giacca e cravatta, a questo punto, rassicura più del comico scarmigliato e fa guadagnare voti».
Quindi l’elettorato non è cambiato?
«Sta cambiando, ma la transizione è lenta e la vedremo alle prossime consultazioni elettorali. Di Maio non ha ancora sostituito del tutto Grillo. Beppe, sebbene defilato, non è scomparso. Allo stesso tempo, però, l’escamotage di Di Maio di presentare i ministri prima del voto ha incentivato e intercettato quella parte di elettori diffidente di fronte a un messaggio troppo aggressivo».
Il M5S viene ancora visto come il partito nuovo?
«Sì. La recita dei ministri presentati prima del voto, la lista della squadra di governo inviata via mail a Mattarella, sono comunque segni di una forza politica che si distingue».
Per questo l’elettorato delle origini lo vota ancora?
«Sì. Il sentimento di dire: ‘Siamo stufi della palude, votiamo i 5 Stelle’, resiste. L’elemento di novità, rispetto ai vecchi partiti, non è ancora sopito. Il motivo è semplice: tra i cosiddetti partiti tradizionali non c’è un’alternativa portatrice d’innovazione quanto e come il M5S».
Nel suo ultimo libro, M5S. Come cambia il partito di Grillo, edito dal Mulino, definisce il Movimento un partito pigliatutti. È ancora così?
«Con pigliatutti s’intende un partito d’opinione, omogeneo, senza radicamento. Ciò significa che lo votano gli operai, i borghesi, gli uomini, le donne, al Nord come al Sud. Diciamo che fino al 2013 il Movimento 5 Stelle era il perfetto partito della Nazione: alle Politiche prese il 25% dappertutto, senza distinzioni. Un vantaggio, in termini di consensi».
Oggi, invece, il Movimento è forte soprattutto al Sud...
«Una dimostrazione della sua evoluzione da partito pigliatutti a partito che raccoglie consensi soprattutto nelle zone svantaggiate del Paese, tra i disoccupati, nelle periferie».
Rosalba Carbutti
Intervista pubblicata il 5 marzo 2018
Twitter: @rosalbacarbutti
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