CHISSÀ se l’incubo potrà mai finire nella memoria delle vittime della setta del Forteto. Certo è che la giustizia, con la sentenza di condanna del Profeta Fiesoli, il guru violento e bestiale come dice l’esito del primo grado di giudizio, e dei suoi complici, ha rischiarato il panorama per trent’anni fosco, brutto e melmoso di quella fetta di Mugello che voleva passare come isola illuminata da metodi innovativi di recupero e integrazione per minori e persone in difficoltà. Una comunità portata come fiore all’occhiello della nostra terra, come riferimento di nuove filosofie educative.
Il procedimento giudiziario andrà avanti con gli altri gradi di giudizio. Ma c’è un altro giudizio, quello morale, che deve venire fuori ancor più adesso che le indagini della procura dicono chiaramente che la comunità del Forteto era un inferno di perversione aggravata perché manifestata verso i più deboli e indifesi. Laddove la legge era l’ossequio mentale e corporale al Fiesoli.
E il giudizio morale deve accendere i riflettori sulle responsabilità di chi ha coperto, di chi, anzi, ha favorito l’esempio di quella comunità. Di chi ha fatto finta di nulla, di chi si è girato dall’altra parte. Di chi non ha voluto sentire quelle grida, di chi non ha raccolto le lacrime disperate, di chi non ha voluto credere che le prime denunce erano vere, venivano da cuori e teste offesi e non da millantatori e pazzi.
Allora bisogna chiamare in causa chi doveva sapere specialmente dopo la sentenza definitiva del 1985 che condannava Fiesoli per abusi sessuali.
Nomi e cognomi: la coscienza non patteggia. Che la sentenza del tribunale sia come un macigno sulle spalle. Tanto da far piegare sulle gambe per la vergogna coloro che facevano parte di quel livello più alto che ha coperto, che è stato, di fatto, «connivente».
E allora bisogna non dimenticare le amnesie della sinistra. Dagli anni Ottanta, comunisti e post comunisti hanno esaltato il modello Forteto tanto da andare lì sempre in ’pellegrinaggio’ durante le campagne elettorali e non solo. Poi il Tribunale dei minori e i servizi sociali che hanno ignorato quella pesantissima condanna a Fiesoli continuando ad affidargli ragazzi. Il giudizio morale non fa sconti. Come la coscienza.