L’Ataf, l’azienda di trasporto pubblico fiorentino, non può dire che la profonda crisi è causata per il 96 per cento dai cantieri e dal caos del traffico di queste settimane di ripartenza della città. Anche nei mesi estivi, in presenza sì dei cantieri, ma con traffico limitato, le linee dei bus della ex municipalizzata hanno viaggiato a singhiozzo. La Nazione ha documentato, ad agosto, ritardi e corse tagliate sotto il solleone quando la viabilità, complice le ferie, scorreva. E allora non prendiamoci in giro: il problema è strutturale e di fondo. Ataf privatizzata non ha messo quella marcia in più che ci si aspettava: efficienza e puntualità. Niente di tutto questo. Anzi, adesso, per i passeggeri va peggio. Eccome. Per i Comuni, ex proprietari (in primis Firenze) va molto meglio perché non devono più ripianare i debiti anzi guadagnano con Ataf grazie al ramo d’azienda che gli è rimasto in mano (parcheggi). Il problema è semplice: nel caotico e precario sistema di viabilità cittadino i bus di Ataf che girano sono sempre meno. Le corse saltano, i passeggeri, giustamente, si indignano. Così è sempre non solo mercoledì scorso. La causa: mancano gli autisti. C’è la promessa di assumerne venti, ma c’è chi dice che ce ne vorrebbero almeno cinquanta per cambiare verso. E’ vero anche che Ataf deve affrontare questioni irrisolte. Le corsie preferenziali (così come per i taxi sono troppo poche); il nodo di via della Scala quale unica una delle principali via di fuga dalla stazione centrale non è stato risolto. Martedì l’assessore Giorgetti incontra il vertice Ataf. Poche chiacchiere, per favore. E poche scuse. Urgono soluzioni rapide ed efficaci.

Dopo il Buona domenica sulle colonne de La Nazione il vertice, come auspicato,  tra Ataf e Comune  di Firenze c’è stato. L’impegno è di mettere alla guida 65 autisti in più e di mettere in strada anche una flotta maggiorata di bus. Venerdì, nonostante l’intesa, lo sciopero dei mezzi pubblici è stato confermato. Si annuncia un venerdì nero. Poveri passeggeri.