Ci diamo all’ippica?
Con l’annunciata crisi degli ippodromi, secondo il comunicato stampa di Federippodromi quelli italiani chiuderanno tutti dal 1 gennaio del nuovo anno, l’ippica sembra affacciarsi al viale del tramonto. Sarà proprio così? Certo mancano soldi, sovvenzioni, fondi, anche per i Centri di trotto e galoppo. Non si parla d’altro che di crisi. Crisi dei settori, crisi del mercato... crisi della coppia, del lavoro, crisi esistenziale. E’ una parola onnipresente. Crisi. Apro un Garzanti, un po’ datato: “Crisi: (…) dal latino crisis, dal greco krìsis - scelta, giudizio, decisione, momento risolutivo di un male”. C’è da sperare, forse e allora, che nell’etimologia della parola ‘crisi’ risieda la speranza che tutti noi abbiamo perché arrivi un periodo migliore. In cui ritrovare un po’ di pace, di tranquillità, senza strafare. Ma fuori dai mercati e dall’economia, fuori dalla ‘crisi’ c’è il mondo che gira come sempre. Lento. Me lo ricordano i cavalli. Basta che io mi fermi vicino a loro. Il tardo pomeriggio quando arriva abbondante, nella mangiatoia sotto la capanna in legno all’aperto dove vivono le mie due ‘vecchiette’ con coda e crinera (sembrano il bue e l’asinello), la porzione di profumato fieno. Il loro lento ruminare pervade i sensi, tra il profumo dell’erba tagliata a settembre che si sprigiona salendo dai loro musi tuffati nel verde, mentre il freddo si scontra con il calore vaporoso che esce dalle loro narici. Ed è pace.
Una sensazione di antica familiarità. Infilare le mani tra il loro pelo da orso… I cavalli sono così lontani dalla crisi. Non sanno cosa sia. E ci ripagano dei nostri sacrifici (anche quelli per mantenerli!) trasmettendoci la loro tranquillità. Forse allora, contro tutti i pronostici, è il momento buono per ‘darci all’ippica’ in senso lato, tornando a fare cose ‘più fisiche e meno cerebrali’, diceva il fautore della nota affermazione proverbiale che, certo, non ha radici nobili. Il modo di dire nacque ai tempi di Mussolini, nella bocca di Achille Starace, gerarca fascista. Riporto: “Nel 1931 Starace, dovendo rappresentare il Partito Fascista presso un convegno di medicina, vi arrivò con un'ora di ritardo. Di fronte all'irritazione dei medici, Starace si giustificò affermando che non avrebbe potuto rinunciare alla sua cavalcata quotidiana, esortando gli ascoltatori a uno stile di vita meno intellettuale. Fate ginnastica e non medicina. Abbandonate i libri e datevi all'ippica”. Non sono assolutamente dell’idea di abbandonare i libri o boicottare lo studio della medicina, tutt’altro. Ma perché non ci diamo davvero di più ‘all’ippica’?