Prendiamone coscienza…
... di quanto un animale come il cavallo sia - oltre a compagno di vita, galoppate, silenzi e all'infinito si potrebbe continuare la lista... - anche un mentore d'eccezione per tutte quelle persone che soffrono di disturbi psichici di diversa natura e gravità. Sono rimasta folgorata nell'incontrare qualche giorno fa un medico che si occupa di riabilitazione equestre e lavora, da tanti anni ormai, per la Fondazione Setti Carraro Dalla Chiesa impegnata nella prevenzione e cura delle malattie croniche dell'infanzia attraverso il grande maestro con coda e criniera. Mi trovavo all'interno della caserma Perrucchetti a Milano, l'unica in Italia ad ospitare il Reggimento Artigieria a cavallo, quindi scuderie, cavalli ovviamente, arene coperte e all'aperto. Un città nella città. Qui Daniele Citterio (è una donna e 'Daniele' leggetelo in francese) mi accoglie. In campo con lei i suoi collaboratori e i pazienti che, neve permettendo, sono riusciti ad arrivare qui.
Tra loro c'è chi è schizzofrenico, chi bipolare... Ognuno, in base alle proprie capacità e possibilità acquisite - anzi conquistate nel corso della terapia con Daniele-, ha imparato a svolgere compiti e mansioni. A prendersi cura di un essere vivente, cioè il cavallo, dargli da mangiare, pulirlo, fare i box, alcuni hanno addirittura imparato a mettere i ferri, affiancati ovviamente da terzi. Questo è un traguardo enorme, mi spiegava Daniele, per chi non è in grado non solo di prendersi cura di se stesso ma nemmeno di avere una coscienza... di sé. Nell'arena coperta c'è una grande pedana d'alluminio con tre gradini da ogni lato e necessaria per far salire in sella i ragazzi. Mentre due cavalli, di razza Franches-Montagnes, portano sulla propria groppa due pazienti, Daniele mi fa notare due disegni su una lavagna appesa al muro a bordo campo. Il primo è un tondo, con dentro due punti e una linea sotto. Un viso. Da lì partono due linee. Sono le gambe.
Affianco un altro disegno, fatto dallo stesso paziente ma dopo essere montato sul cavallo ed essersi sdraiato con la schiena su quella dell'animale fino ad appoggiare la testa sulla sua groppa. Beh, quel secondo disegno aveva un pezzo in più del primo, il busto. Grazie al cavallo, mi ha spiegato Daniele, il paziente era riuscito a prendere coscienza di avere il busto e così l'ha potuto rappresentare nel disegno. Piccoli passi per portare alcuni di loro non solo a essere in grado di svolgere alcune attività in modo autonomo, ma anche di poter trovare successivamente un'occupazione nel mondo del lavoro. Last but not least, il metodo di riabilitazione equestre 'Daniele Citterio' si fonda su dati empirici ed è rigorosamente scientifico.
Uscirà su uno dei prossimi numeri di Cavallo Magazine in edicola un articolo dedicato a questa meraviglioso viaggio dentro la malattia psichica... insieme, come potrebbe essere altrimenti, ai nostri amati cavalli. Che anche qui vengono in aiuto, pazientemente, all'essere umano.