Botticelle, botte e dilemmi
Negli ultimi giorni le carrozze romane trainate dai cavalli sono tornate al centro di accese polemiche, dopo che un animale è collassato per il caldo in pieno centro, culminando in una rissa in Piazza di Spagna tra animalisti e vetturini, con tanto di feriti. Da un lato i primi puntano il dito sullo sfruttamento di questi animali, che lavorano secondo loro troppe ore, d'estate poi sotto il sol leone e, sempre, tra il folle traffico di Roma. Dall'altro i secondi, quelli che le carrozze le guidano e con i cavalli ci campano, che rispondono alle accuse così: il cavallo "è come un fratello, come un figlio'' e non capiscono ''(...) come si possa pensare che siano maltrattati".
Questi animali fanno un lavoro faticoso, camminano trottano e sostano tutto il giorno sull'asfalto, nel caos romano e relativo smog. Mi viene da dire 'lavorano davvero', come dicono gli anziani quando parlano della vita nei campi e di quella quotidianità sudata, fisicamente provante, dalla quale la nostra generazione e società si è allontanata, seduta dietro ai pc. Forse in certi casi questi animali sono sfruttati, è vero, ma comunque e in modi diversi lo sono anche da tutti noi che 'andiamo a cavallo'. Dal momento in cui li compriamo e li usiamo per qualche cosa, anche se con amore o per passione: però gli mettiamo un'imboccatura, gli saliamo sulla schiena, li facciamo andare dove vogliamo, tenendoli poi in un box o in un recinto, spesso da soli, insomma facendo tutta una serie di cose che, anche se 'normali' e fatte spesso in buona fede, sono in antetesi con natura di un equino. Sarebbe bello, idealmente, che i cavalli come altri animali vivessero la loro vita liberi, che ne potessimo godere così, guardandoli anche da lontano, senza metterli in nessun modo a nostro servizio. Ma, senza scendere nell'analisi di questo pensiero, è ovviamente utopia, almeno qui 'da noi'.
Certo nel caso delle botticelle i cavalli non dovrebbero lavorare con oltre 4o gradi all'ombra, non 14 ore al giorno festivi inclusi, non in mezzo a fiumi di macchine e scooter. Però se non facessero quel lavoro, se oggi non avessero tra le altre anche questa collocazione nel mondo antropocentrico, che fine farebbero? Gli animalisti dovrebbero pensare anche a questo, prima di chiedere al sindaco Gianni Alemanno di vietare le botticelle. Poi c'è anche un aspetto occupazionale legato all'uomo: quello del vetturino è un lavoro e in un momento di crisi come quello che stiamo vivendo è qualcosa di estremamente prezioso. Poi è una tradizione, un uso 'antico' del cavallo.
Utilizzarlo invece per fare agonismo, mi chiedo? Gare di salto o reining? O anche trekking? Sono fatiche diverse per ognuno di loro, che però solo così può sopravvivere nel nostro mondo odierno. Guardate anche solo le Olimpiadi di equitazione, in corso in questi giorni a Londra: i percorsi di salto con ostacoli giganti, quelli di cross spettacolari ma con altezze e dislivelli pazzeschi, il dressage e i suoi movimenti faticosissimi per quanto armonici. Quanto il mondo dell'agonismo, corse ippiche in testa, è impegnativo e pericoloso per i cavalli? Tanto, ne muoiono, si spezzano le gambe, collassano per fatica o doping. Ma se i cavalli non fossero inseriti in questo mondo, botticelle incluse, che fine farebbero oggi? Se non ci fosse un loro mercato e relativo utilizzo.
Penso che ogni cavallo, realisticamente, non possa non avere nella nostra civiltà una sua funzione e collocazione, deve lavorare nel mondo come lo devono fare la maggior parte degli uomini, con la differenza che noi possiamo scegliere che fare della nostra vita e come viverla, loro no.
Personalmente credo nella giusta misura e nelle idee concrete che tengono conto di una realtà più ampia in cui sono inseriti i fatti. Nella possibilità, che a volte funziona e risolve i dilemmi, di cambiare le cose, di trasformare e non eliminare. Penso in parte quello che hanno pensato altre persone meno estreme degli animalisti, come ad esempio fare circolare le botticelle solo in certe zone di Roma, vietando le aree più trafficate da macchine e scooter, incentivare con iniziative ad hoc gite in carrozza nei meravigliosi parchi capitolini, stabilire fasce orarie, d'estate vietare la circolazione nelle ore più calde. Insomma, un piano di regole giusto e chiaro, condiviso dalle parti, che governi senza se e ma il mondo delle carrozze romane, cercando di tenere il buono ed eliminando brutte abitudini o vecchi 'non sistemi'.
Sì... siamo in Italia, per di più a Roma. 'Giusto e chiaro' è spesso un concetto. "La difficoltà non sta nel credere nelle nuove idee, ma nel fuggire dalle vecchie". E 'di vecchie da fuggire' ne abbiamo tante nel nostro Paese... (era di John Maynard Keynes)