Una passione che fortuna!

Che galoppo… in Oman

Si è chiusa a febbraio la prima edizione di Gallops of Oman, una meravigliosa gara di endurance nel deserto del  Wahiba Sands, a sud est della capitale del Paese, Muscat, alla quale ho avuto la fortuna di partecipare. Non come "giornalistamazzone", se non l'ultimo giorno seguendo la corsa a cavallo come ospite, ma come giornalista che, insieme ad altri colleghi di cui nessuno italiano, ha seguito la corsa in jeep o in pickup.

Immaginate 110 cavalieri, molti francesi ma anche qualche tedesco e ben tre italiani!, e altrettanti bellissimi e allenati (non tutti a dire la verità abbastanza per l'impegnativo percorso) Purosangue Arabi. Tutti, o quasi, provenienti dalla Cavalleria Reale del Sultano Quaboos Bin Said, grande appassionato del PSA e impegnato nel diffondere in Europa (da quest'anno più che mai) l'antica tradizione che lega questi popoli alla nobile razza. La volontà del Sultano, motore e anima dell'evento, si è espressa in questo viaggio volto a offire un'esperienza unica per conoscere le bellezze paesaggistiche e la cultura dell'Oman attraverso qualcosa che ne è la sintesi: il cavallo arabo.

Tutti pronti quindi a intraprende un'avventura di 180 chilometri nel deserto per arrivare, il quinto giorno, all'ambito premio: la sconfinata spiaggia bagnata dal mare d'Arabia.

Immaginate poi le notti nei campi tendati di uomini e cavalli che, ogni mattina, partono per il nuovo giorno. Cavalieri, amazzoni, ma anche giornalisti e fotoreporter, mogli, mariti e figli chi in sella chi su jeep o elicotteri, per percorrere la tappa del giorno e arrivare, il tardo pomeriggio, nel campo successivo, che non è altro che quello precedente smontato e rimontato 40 o 50 chilometri più a nord est. Un lavoro logistico pazzesco, in un terreno difficilissimo, la sabbia. E poi questo meraviglioso cavallo, così elegante e instancabile, così fiero e leggero. Vedendoli camminare o galoppare tra le dune pare non tocchino terra. Il silenzio è a volte surreale. 

Poi la vita di comunità nel campi tendati, dove ci si ritrova il tardo pomeriggio e la sera, per lo più con persone sconosciute e avvolti dal calore di un Paese dove ci si sente non solo accolti ma anche protetti, dalle persone oltre che dalla grande bellezza, non come quella di Sorrentino, di una natura immensa.

Forse la seconda edizione di Gallops of Oman, anno 2015, vedrà più cavalieri e giornalisti dall'Italia. Ma intanto, se volete saperne di più su questo viaggio di corpo mente e cuore, il reportage esce sul numero di Cavallo Magazine di aprile. Probabilmente la prossima edizione vedrà anche una "giornalistamazzone" ai nastri di partenza... il cavallo, anzi il Purosangue Arabo, e il deserto sono un connubio che strega.

 

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