<…Nessun contesto criminale, sono tutti giovani di buona famiglia, studenti e mai segnalati alle forze dell’ordine…>. Così precisa la velina uscita dal commissariato che dà notizia dell’arresto di sei ragazzi diciottenni della Milano bene sorpresi a far razzia di caschi. Sfidavano un’altra compagnia e chissà quanti ieri mattina si sono ritrovati la moto senza elmetto. Un titolo in cronaca, niente di più, per un’edizione domenicale destinata a essere consumata sotto l’ombrellone. Alimentando stanche e trite conversazioni balneari dedicate a chi non è stato giovane, a chi a quell’età ne ha fatte di ben peggiori, a chi invece non ha mai rubato nulla, nemmeno una gomma da masticare… Quante verità e quanti luoghi comuni, come se al mondo esistessero solo categorie contrapposte, i buoni e i brutti, i bravi e i cattivi, gli intelligenti e gli stupidi. Certo la tentazione è grande e la banalizzazione è più che giustificata, non solo perché è tempo di vacanze, ma perché fulgidi esempi arrivano proprio da quegli ambienti che dovrebbero aiutare il Paese a crescere e invece fanno di tutto per affondarlo. Come definire il ventilato rischio di guerra civile dopo la condanna di Berlusconi? Dopo anni passati nell’ombra ecco riemergere dagli abissi anche l’ex ministro Sandro Bondi, al quale va il merito di far affondare in deliri golpisti le conversazioni dei vacanzieri in mutande. Gli italiani e la rivoluzione? Un matrimonio impossibile, perché diciamocelo, in ben più gravi situazioni il Paese si è ben guardato dallo scendere in piazza. L’attentato a Togliatti, la stagione delle stragi (da piazza Fontana a quella della stazione di Bologna), il rapimento Moro… Le occasioni per ribaltare lo stato delle cose non sono certo mancate dal dopoguera a oggi e si potrebbero elencare in una sorta di immaginaria classifica. Se dovessimo buttare giù la top ten delle buone ragioni per fare la rivoluzione, a che punto metteremmo la condanna del Cavaliere per evasione fiscale? Mah, non voglio pensarci, anche se nove milioni di italiani oggi (sotto l’ombrellone) si dicono pronti a rispolverare il moschetto… Aggiungendo, però, <se si va avanti così>. Ma così come, mi verrebbe da chiedere se potessi saltellare senza scottarmi i piedi da una tenda all’altra? In realtà e qui precipito nel più scontato dei luoghi comuni, gli italiani non sopportano le regole. Proprio non le tollerano, non ne vorrebbero sentire parlare, perché siamo un Paese di sfegatati individualisti. Per questo non faremo mai nessuna rivoluzione, perché la guerra civile prevede gioco di squadra e squadra non siamo. In compenso a molti (secondo i sondaggisti la maggioranza degli italiani dopo la sentenza già definita <boomerang> dai fiancheggiatori occulti, quelli che lanciano il sasso e ritirano il braccio, quelli sempre pronti a scendere dal carro e a risalirci sopra caso mai fosse necessario per continuare a campare alla grande), Berlusconi piace proprio per questo. Le regole, come i contratti, sono fatti per essere stracciati, sostengono dalle nostre parti. Quindi iniziamo presto a sfidarci l’uno contro l’altro, rubandoci i caschi, le biciclette, trattando l’ambiente come se non ci appartenesse, non rispettando i limiti, ogni tipo di limite, evadendo, ma giustificandoci, perché una buona ragione l’abbiamo sempre. In fondo, dai, diciamocelo, così fan tutti, a partire dai nostri leader, quelli che, ahimè, ci rappresentano e continuiamo a preferire.