L’Eurozona, della quale ci ricordiamo di far parte  quando ci fa comodo salvo poi rimpiangere la lira e l’economia del ‘si stava meglio quando si stava peggio’ , è fuori dalla recessione. Noi ancora no. Ogni tanto c’è bisogno che ce lo vengano a dire. E ci confondano un po’ le idee confrontando i trimestri perché, se guardassimo a un anno fa, anche nel Vecchio Continente saremmo ancora al meno 2 per cento e noi sempre peggio di quel che siamo. Ma un segnale positivo dopo un anno e mezzo di passi indietro va comunque sottolineato. Ma se oltre a guardare le tabelle che piacciono tanto a chi cerca di campare e di tirare avanti finché può, continuo a credere che sarebbe sempre bene affacciarsi alla finestra e tentare di raccontare quello che succede nel mondo reale. Vecchio vizio del cronista. Rendendosi conto che non solo il Cavaliere B. è stato costretto a passare Ferragosto nel bunker di Arcore, ma un bel numero di italiani per motivi che non hanno nulla a che fare con sentenze passate in giudicato. D’altronde abbiamo avuto il professor Monti al governo che, tabelle alla mano, invitava al sacrificio utile e irrinunciabile. Ma ricordo ancora il suo volto irrigidirsi quando gli chiesero davanti alle telecamere di dare una risposta ai giovani precari dei call center calabresi. Oggi il premier delle larghe intese, tabelle alla mano, non può ignorare la disoccupazione e quella percentuale che racconta solo in parte il mondo reale. I numeri sono freddi e non raccontano quello che si vede camminando per la strada. I giovani a caccia di un posto che non c’è e  i loro vecchi pure, scaricati a venti o a cinquant’anni da un sistema che chi è fuori è fuori chi è dentro è dentro e pure chi è dentro trema, perché non ce n’è più per nessuno, anche per chi fino all’altro ieri si sentiva al sicuro. Per questo anche la nostra classe politica (e chi la serve e sempre l’ha servita) ha paura e fa di tutto pur di non cambiare le regole del gioco, ovvero la legge elettorale, l’unica vera missione che avrebbe dovuto avere l’attuale governo, ultima polpetta avvelenata che i soliti noti ci hanno rifilato. E allora supermarket pieni, negozi aperti, come se fosse una qualsiasi domenica d’estate e ci accontentiamo di pranzare meglio che possiamo, ognuno meglio che può. Addio Ferragosto e dimenticate le città deserte, gli italiani sono tutti qua ma, leggendo solo le tabelle, nessuno se n’è accorto.