Non faccio più zapping sul piccolo schermo, preferisco la radio. Non per snobismo, ma perché finalmente ho capito cosa intendeva dire McLuhan quando scriveva <il medium è il messaggio>. Gli anni passano e ci si deve accontentare di queste piccole soddisfazioni. Così zompettando da un canale all’altro ho imparato a fidarmi dei toni e dei suoni (parlando di musica…). A volte ingannano, altre no. Poche sere fa mi sono imbattuto in un bel timbro di voce che raccontava di come Benedetto Croce in una lettera ad Ada Gobetti (donna straordinaria, insegnante, giornalista, traduttrice nonché moglie di Piero Gobetti) esternasse la sua rassegnazione di fronte a partiti di massa non più al servizio degli elettori, ma solo dei loro leader, protesi al mantenimento dello status quo, alla difesa del potere conquistato piuttosto che al bene del Paese. La guerra era da poco finita, ma già la situazione era del tutto simile a quella attuale. I mezzi di comunicazione erano altri e don Benedetto scriveva con l’inchiostro sulla carta. Se avesse scritto sul suo blog oggi il Paese sarebbe diverso? Risposta difficile. Mi sono così ricordato di due studiosi francesi, Alain Nora e Simon Minc, che prevedevano, in un saggio commissionato dal presidente Mitterand nei primi anni Novanta, quello che sarebbe accaduto nell’era della telematica, quella che allora sembrava fantascienza e oggi è invece realtà. La Rete avrebbe mutato il flusso delle informazioni, rendendolo non più solo verticistico, ma anche orizzontale. Un bell’esempio di democrazia, se non fosse che, come sempre accade, la perfezione non esiste. Troppe informazioni provocano ridondanza e chi è in grado di fare la scelta giusta ovvero di scremare il vero dal falso? Un po’ quello che accade al sottoscritto quando fa zapping alla radio: mi fermo ad ascoltare quella voce che mi sembra interessante, ma quanti l’avrebbero evitata come la peste? E se quella lettera non esistesse, non fosse mai stata scritta da Benedetto Croce? Chi verifica le fonti? Quanti sono in posseso degli strumenti per farlo? E ancora, in un Paese come il nostro qual è stata la crescita culturale dagli anni di Croce a oggi? Inutile avvilirsi, non è che in questi anni ci sia stato solo Drive In. A me poi certe cose di quel programma (non le più scontate…) nemmeno dispiacevano, ma da tempo ho smesso di fare zapping sul piccolo schermo, perché non ho nemmeno la televisione a casa. Un dubbio: il canone lo devo pagare? Passano gli anni, ma le perplessità sono quelle di sempre.