C’è un film che tutti i giornalisti dovrebbero aver visto almeno una volta nella loro vita ed è Prima Pagina di Billy Wilder con Jack Lemmon e Walter Matthau. Una commedia esilarante che mette a nudo le nevrosi della categoria e svela con ironia pungente come si fabbrica una notizia. Mi è tornato in mente dopo aver visto le foto del soldato Manning, condannato a 35 anni per spionaggio e cacciato con ignominia dall’esercito Usa, e aver letto sui giornali di mezzo mondo titoli a più colonne che annunciano come il tremendo spione, colui che ha messo in pericolo una nazione come gli Stati Uniti d’America, abbia poi esternato confessando di volersi operare per diventare donna. Molto più di una soap opera, un plot degno di una commedia firmata da un ottimo sceneggiatore hollywoodiano, un redivivo John Fante. Chi ha avuto la fortuna di vedere il capolavoro di Wilder ricorderà senz’altro la figura del terrorista fuggito dal penitenziario di massima sicurezza nascosto dal direttore Matthau e dal cronista Lemmon, entrambi pronti a tutto per lo scoop, in una scrivania all’interno della sala stampa del carcere stesso. Ma il terrorista è quello che è, un rivoluzionario improbabile, al punto che lo stesso direttore per renderlo credibile agli occhi dei lettori gli suggerisce di fare <la faccia dell’animale braccato> davanti al flash del fotografo. L’immagine di Manning con quella divisa più grande di lui, tradotto in carcere da due agenti quattro volte lui, quello sguardo perso e la dichiarazione dell’indomani, quell’ammissione che suona come il volersi liberare di un peso, forse la ragione finalmente confessabile che l’ha portato a tradire… bene, tutto questo, mi è parso il copione di uno straordinario, esilarante film. E il tono austero con il quale tutti i giornali hanno dato risalto alla notizia, mi ha fatto pensare che Matthau e Lemmon hanno fatto scuola. Con la differenza che Wilder e soci volevano far sorridere e divertire con intelligenza, mentre oggi non siamo più nemmeno in grado di distinguere fra tragedie e commedie. <C’è un arcano potere che vigila sul Chicago Examiner>, sentenziava un ispirato Matthau. Ma non ci credeva, recitava. Oggi invece ce le beviamo tutte e ci crediamo pure.