«Non è vero che tutto fa brodo». Chi ha qualche anno sulle spalle ricorderà lo slogan creato per i dadi Star da Marcello Marchesi. Memorabile ed efficace almeno quanto mendace. Ma che la pubblicità sia falsa per natura, o lo sia almeno in buona parte,  è una di quelle consapevolezze che il tempo ha annacquato. Non che la nostalgia contribuisca a ritenere fossimo più avvezzi a diffidare dal contenuto dei messaggi cosiddetti promozionali, ma di certo si era meno portati a mischiare le carte in tavola. Oggi per davvero tutto fa brodo e il rischio è quello di confondere il sacro con il profano, il vero con il falso, la vita reale con la finzione.

La conferma nei giorni scorsi quando una pagina pubblicitaria per promuovere una linea di prodotti alimentari si rifaceva alla “semplicità” predicata ieri da San Francesco e oggi dal Papa venuto da lontano. In definitiva la riconosciuta spinta innovativa del messaggio del Papa ridotta a slogan, prova palese del modo in cui la nostra società ingloba il corpo estraneo omogeneizzando la portata rivoluzionaria di ogni messaggio. Anche la simpatica parodia televisiva concorre in tal senso e papa Francesco finisce per diventare personaggio alla stessa stregua di un leader politico o di una star del piccolo schermo. Fa salire l’audience, fa vendere giornali e, adesso, anche pane, pasta e vino. Tutto questo nel segno della “semplicità” e di quei valori predicati da piazza San Pietro che perdono il loro significato originale e rischiano di rimanere parole vuote, prive di senso perché inserite in un contesto che le sterilizza, le rende innocue. Non per tutti, ma per coloro che vivono tutto ciò che è mediato dai mezzi di comunicazione come “altro” rispetto al proprio quotidiano. D’altronde nella nostra società prevale la violenza, il sopruso, la falsità e le buone intenzioni si vanificano al primo incrocio, non appena si varca la porta del proprio ufficio e/o si rientra a casa. Forse sarebbe il caso che le parole di Francesco non venissero avvilite e ridotte a slogan, mantenendo il loro valore, difficile da sopportare in un mondo vacuo e liquido come il nostro. Speranza vana e ingenua. D’altronde lo diceva lo stesso Marchesi che «la pubblicità è il commercio dell’anima»… Meditate gente, meditate.