Negozi e centri commerciali di lusso frequentati da gente che compra. Difficile trovare posto negli alberghi. La fila per una tavola libera nei ristoranti buoni. Piazze e zone pedonali affollate di turisti. Non è il sogno di Monti o di qualche assessore al turismo italiano, ma sono scene di vita del weekend scorso a Madrid. Che, da quel che mi risulta, come il resto della Spagna dovrebbe risentire della crisi. La Spagna, da detto l’ex ministro Tremonti, ha una “economia molto piu’ debole di quella che si pensava”. Difficile pensare che si tratti di un paese sull’orlo della richiesta di un salvataggio europeo, a vedere la capitale in un weekend dal clima estivo. O meglio, i cartelli <vendesi> e <affittasi> di appartamenti e negozi ci sono (il crollo del mercato immobiliare, iniziata 4 anni fa, è uno dei motivi-base della crisi), ma i tavolini dei bar sono pieni. Il ristorante Botin (che si fregia di essere il più antico del mondo) ha circa 1000 coperti, è aperto a colazione e alla sera fa turni dalle 20 alle 23 (prezzo medio 60 euro a testa): impensabile accedervi senza prenotazione. Idem per gli hotel 4-5 stelle in centro. Al Mercado de San Miguel nel cuore della città ci sono 75 <postazioni> dove si mangia di tutto e a tutte le ore (una porzione del famoso prosciutto <bellota> va sui 20 euro), e a tutte le ore conquistare una postazione a un banco è un’impresa, dalla folla che c’è. Nelle boutique di Custo e Disegual c’è clientela italiana, oltre che spagnola, ovviamente. Quindi, una riflessione: la Spagna, con la crisi delle sue banche, è messa come noi (se non peggio, non certamente meglio). Sarebbe semplicistico trarre valutazioni generiche da un soggiorno di pochi giorni, ma era evidente che non si respirava l’aria cupa delle nostre città. E il turismo, interno e non, non sembrava certo in crisi. C’era voglia di vivere, c’erano in giro giovani, famiglie. Forse gli spagnoli hanno un carattere più estroverso del nostro. Forse sono più ottimisti (anche se la disoccupazione pare tocchi il 25 per cento). Forse a livello turistico gli spagnoli ci sanno fare, se è vero che il turismo è uno dei pochi settori che riescono a fronteggiare la crisi : nel 2011 la Spagna ha ricevuto complessivamente 56,9 milioni di turisti, pari a 4,3 in più rispetto al 2010. Fino a novembre scorso, la spesa turistica ha raggiunto i 50 miliardi di euro, pari all’8,1% in più su base annua. Quanto alle nazionalità, in aumento soprattutto i visitatori dei Paesi nordici e della Francia, seguiti da italiani, tedeschi e britannici. In conclusione, noi italiani dovremo darci davvero da fare per non perdere il treno del turismo internazionale. E forse dovremo provare a sorridere, nonostante tutto.