Guerra e Pace

Se la coscienza non dorme

La guerra non è che la continuazione della politica con altri mezzi. Quando la politica fallisce l’uso della forza armata appare inevitabile. Può capitare che la politica sia inesistente o meglio che cessi di esistere il potere massimo, quello rappresentato da chi dovrebbe tenere un Paese sotto controllo. Di chi preferisce la fuga, di chi lascia il proprio Paese nell’oblio e fugge verso altri lidi nella speranza di non rimettervi piede per un po’. Questo è quello che fece la monarchia italiana nel 1943.

Dopo l’8 settembre, i mesi, che videro l’Italia occupata dai tedeschi nemici, sono stati grevi testimoni di sangue. Molti sono stati i civili italiani uccisi dalle stragi nazifasciste. Ma diversi furono i tedeschi uccisi dagli stessi italiani. Su tutti l’assassinio dell’ufficiale di vedetta sulla montagna di Castelpetroso (IS) mentre abbandonava il bosco per trasferirsi sul fronte di Cassino (FR). Pur avendo il mitra a tracolla non se lo levò per falciare quei tre contadini balordi che lo assalirono, sottraendoglielo. Non voleva sparare, fece del tutto per lasciarseli dietro, correndo; invece gli tagliarono la strada. Fu sottoposto a un supplizio ingiustificato con efferatezze indicibili. Gli strapparono le unghie. Fu accecato senza ragione. E quando con il sangue che gli sgorgava dalle orbite, cieco, riuscì ad afferrarsi ad una quercia così fortemente che non potettero più staccarvelo, uno dei contadini afferrò la pistola che gli apparteneva e gli sparò in un orecchio. Il cadavere restò abbandonato a marcire nel bosco.

Qualche tempo dopo un ignoto ebbe il gusto di segargli la testa: e c’era Mingariello, un pastore scemo tartaglioso che pascolava il gregge nel bosco, che ogni giorno la poneva su un sasso accanto alle pecore e la insultava: “Piglia i pè…piglia i pè!” “prendi le pecore…Prendi le pecore!” e bum, povera testa! le sferrava una piloccata rabbiosa che la faceva schizzare con quel che rimaneva del cervello giù giù nelle fratte. Poi la raccoglieva e così ripeteva di seguito.

Il cadavere si perse spolpato dai cani e dalle volpi, non fu mai sepolto. Nel dopoguerra una famiglia germanica di tanto in tanto veniva giù in Molise, percorrendo in macchina le strade di Castelpetroso e di Pettoranello, domandava notizie di questo loro congiunto ma trovarono solo omertà. Nessuno ebbe il coraggio. Tutto s’era originato dal fatto che i tre balordi avevano deciso di catturare la pattuglia in vedetta su Monte Patalecchia per condurla alla sede delle avanguardie alleate per riscuotere a loro avviso un premio! Sorpresa fu che gli inglesi invece del premio li imprigionarono in una stalla per poi interrogarli. Durante la notte riuscirono a fuggire e fu la loro salvezza, ma non quella della loro coscienza.

 

 

 

 

 

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