Quando la politica si rifugia nei templi
Secondo Georges Bordeau la politica quando è in crisi si rifugia nei templi dove poi sarebbe nata. Cosa sta spingendo oggi molti giovani europei ad aderire a Isis? La risposta sta nel fatto che un giovane oggi riesce a trovare più risposte nel fondamentalismo islamico e nel fine ultimo a cui aspira e non nell’ideale politico sempre più in balia di nuovi modelli. La politica nasce con l’idea di unire, di creare unità dal molteplice per un bene comune. Oggi non è più in grado di farlo. E così la religione riacquista la propria autonomia con il fine di unire gli individui per un obiettivo comune. I musulmani sunniti dell’Isis al di là dell’obiettivo del Califfato riescono a fare adepti molto più facilmente di quanto si possa comprendere. Ormai celebre la predica di Abu Bakr Al Baghdadi nella moschea di Mosul. Il mondo occidentale negli anni ha fatto prevalere un modello economico dove l’economia contrappone, secondo Schmitt, “una produzione estremamente razionalizzata” alla quale corrisponde “un consumo completamente irrazionale”. In tutto ciò il razionalismo economico, che parte dal basso, è incapace di rappresentare unificando. Così riesce a fare i conti “con bisogni certi e a vedere soltanto quelli che può ́soddisfare”. La mentalità e l’ordine capitalistico, divenuti globali, hanno fagocitato il razionalismo politico imponendo le proprie idee e le proprie scelte. Se si pensa anche a ciò che avvenuto politicamente in Italia con l’introduzione di un business party ad opera di Silvio Berlusconi a partire dal 1994. Il confronto tra la religione e in particolare quella musulmana e il modello economico-capitalistico occidentale sta conducendo ad un scontro serrato che non si limita a quello che imprudentemente alcuni giornalisti hanno definito “guerra di religione” ma ad una lotta per la rappresentazione di una figura unitaria che vada oltre gli interessi economici dei singoli acquisendo legittimità ed autorità. Il nostro modello fondato da tempo sul razionalismo economico non è in grado di unificare ma solo di creare forti contrapposizioni generando un sistema destinato a collassare perché non destinato a durare.