Guerra e Pace

Geopolitica del calcio durante le dittature

Nella finale mondiale del 1938 a Parigi l’Italia difese il titolo con successo ed il portiere ungherese Szabo alla fine della partita disse: “Abbiamo salvato la vita di undici persone. Prima dell’inizio dell’incontro infatti ci fu detto che gli italiani avevano ricevuto un telegramma da Mussolini contenente il messaggio Vincere o morire!”. Quattro anni prima, in occasione dei Mondiali del 1934, il Duce aveva nominato il generale della milizia fascista Giorgio Vaccaro a capo di un comitato incaricato di condurre l’Italia alla conquista del titolo mondiale. Il comitato riconobbe che Giuseppe Meazza era bravo, ma che i migliori giocatori del mondo non erano tutti nati in Italia. Gli argentini Orsi, Guaita, Demaria e Monti furono portati in Italia e naturalizzati. Monti era un caso a parte. Durante il campionato del Mondo del 1930 nel vicino Uruguay aveva condotto l’Argentina in finale. Il paese chiedeva a gran voce una vittoria, ma poco prima della finale il campione ricevette una lettera in cui ignoti minacciavano di uccidere sua madre nel caso di vittoria dell’Argentina. In merito alla Germania nazista, il campionato del Mondo del 1938 si concluse con un ulteriore fallimento, anche perché gli eleganti giocatori del Wunderteam (squadra austriaca delle meraviglie) mal si combinavano con i ruvidi corridori della Herrenrasse (razza eletta) tedesca. Lo scrive Erik Brouwer in un articolo sulla rivista Limes 3/2005. I tedeschi persero per 4-2 contro la Svizzera ed il 20 aprile 1940, giorno del compleanno del Führer, si trovarono nuovamente a giocare a Berna, e ancora una volta duramente sconfitti (1-2). Il giocatore della Nazionale Helmut Schön dichiarò dopo la fine della partita che la sconfitta rasentava l’alto tradimento ed il reato di lesa maestà, e Joseph Goebbels era pienamente d’accordo con lui. Scrisse una lettera al Reichssportführer (ministro dello Sport del Reich) Hans von Tschammer und Osten nella quale era scritto che “nessuna partita poteva essere programmata senza che il risultato venisse determinato in anticipo”. Non fu da meno Stalin quando ordinò lo scioglimento della squadra dell’esercito Cdsa Mosca (poi Cska), il principale serbatoio di giocatori per la Nazionale. Il campionato prese il via, ma il decreto non era ancora stato promulgato. Il Cdsa giocò i primi tre prima di apprendere che il club era stato escluso dalla competizione. Il pubblico rimase all’oscuro di tutto, perché il partito aveva ordinato alla stampa una censura totale sull’argomento.  La squalifica della società rimase in vigore fino alla morte di Stalin, nel 1953. Subito dopo fu revocata ed il Cdsa poté di nuovo prendere parte al campionato, a partire dal 1954. Oggi questi tre grandi dittatori non ci sono più ma c’è una dittatura più silente che governa ancora di più il mondo del calcio: quella dei grandi sponsors.

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