Buonanotte Montebello!
Case incorniciate nell’istantanea di una giornata nevosa le cui voci zittite dal tempo risuonano nell’immaginario degli abitanti trasferitisi a valle. Il silenzio del borgo è rotto da una radio accesa nella giornata di Pasquetta. E’ surreale, dal momento che non si ode altro. I tetti crollati sulle macerie di rovine medievali rimandano ad una leggenda che si perde nei vicoli erbosi di quella che una volta si chiamava Malanotte. A quel tempo le guerre locali erano all’ordine del giorno. Gli abitanti del castello persero la battaglia e le donne vennero concesse come bottino per una notte ai goliardi vincitori. Intorno al XII secolo Malanotte prese il nome di Buonanotte conservandolo fino al 1969 quando gli abitanti ormai stanchi di essere derisi abbandonarono il vecchio toponimo per quello attuale di Montebello sul Sangro. Non solo rinunciarono al toponimo ma anche a vivere nell’antico borgo sbranato lentamente da una frana cominciata a fine Ottocento. In questa pace dei sensi si inserisce la vicenda del “salvatore dei borghi”, Daniele Kihlgren, giovane imprenditore italo-svedese autore del progetto Sextantio a Santo Stefano di Sessanio sempre in Abruzzo. “Questi borghi incastellati, con case e mura costruite non si sa da chi, sono il prodotto socio-antropologico di una comunità. Sarò matto, ma non riesco a trovare niente che sia più seduttivo di questi luoghi, con la loro integrità, l’anima della storia che senti uscire pura dal territorio.” Sono parole di Kihlgren, attivo da anni in Africa, dove ha finanziato un ospedale per partorienti nella Repubblica Democratica del Congo, poi un centro per ragazze vittime di violenza durante la guerra civile tra Hutu e Tutsi, ma soprattutto ha concentrato la sua attenzione sul Ruanda, stato che ha sviluppato un sistema di assicurazione sanitaria strutturato il cui costo è in gran parte a carico di Kihlgren che paga la tessera sanitaria a migliaia di persone. L’idea è di fare lo stesso anche nel vicino Burundi, nella regione dei Grandi Laghi. Due realtà difficili quelle del Ruanda e Burundi, terre di genocidio martoriate da lunghe e sanguinose guerre civili. Nel vecchio borgo di Montebello il tempo si è fermato, le case sono vuote, alcune finestre rotte, altre chiuse, qualcuna aperta. Non ci sono bar aperti, non ci sono negozi, non ci sono schiamazzi a tradire il silenzio. I gatti si strusciano sull’erba alta perché nessuno li accarezza più. La scalinata che porta alle prime abitazioni è bagnata e lutulenta. Si intravedono i segni delle mie scarpe che vorrei cancellare, come se ledessero la poesia di questo luogo. Percorro delle vecchie stradine con il fiatone addosso, cammino tra i fabbricati diroccati, si intravedono stanze vuote e vecchi camini. Prima che la natura si impadronisca definitivamente del borgo, riacciuffando le abitazioni con la sua vegetazione, arriva lui, Kihlgren il salvatore dei borghi, l’uomo che sa anche dare sostegno alle vittime in Africa.