La Grande Guerra e l’utilizzo degli animali
La Prima guerra mondiale per diversi aspetti fu paradossale. Di fronte alla comparsa della nuova tecnologia resistevano alcuni mezzi tradizionali. Il carro armato fu utilizzato dagli inglesi per la prima volta nel 1916 ma i primi risultati non bastarono a convincere i comandi alleati sull’utilizzo dei mezzi corazzati che invece avrebbero potuto dare profondità dinanzi allo stallo della guerra di trincea. Accanto ai mezzi blindati c’erano i sottomarini che influirono in modo significativo sugli esiti del conflitto. Una guerra come si diceva paradossale perché alla tecnologia faceva da contrappeso l’utilizzo di classici animali. Dai cavalli ai muli fino a piccioni viaggiatori. Se ne è discusso in occasione di un convegno a San Giovanni in Galdo, in Molise, lo scorso 13 giugno, proprio per rammentare che la storia non è quella ruspa devastatrice che si dice ma lascia buche, nascondigli e sottopassaggi come diceva Eugenio Montale. In queste buche ecco riaffiorare una immagine diversa della Grande Guerra legata al mondo animale. L’Esercito Italiano fu il primo a dimostrarne la grande utilità del colombo utilizzandolo nella guerra libica contro la Turchia e contro le tribù libiche ribelli. Nei primi anni della Grande Guerra quasi tutti gli eserciti facendo affidamento sui moderni mezzi di comunicazione, tennero alquanto in disparte il piccione viaggiatore, ma per l’Italia non fu così. Una fitta rete di colombaie avanzate, fisse e mobili, assicurò all’Esercito Italiano un mezzo di collegamento fra le truppe operanti in prima linea ed i comandi retrostanti che in alcuni casi, nei momenti più gravi, si rivelò preziosissimo. Le colombaie avanzate potevano essere fisse, in fabbricati adattabili (fienili, sottotetti, torri, ecc.) o baracche smontabili appositamente costruite, oppure potevano essere mobili. Erano suddivise in autocolombaie consistenti in speciali carri automobili attrezzati con dispositivi di una vera e propria colombaia avente la capacità da 90 a 100 colombi; colombaie rimorchio costituite da carri a due ruote con gomme pneumatiche; colombaie avanzate fisse. L’addestramento dei piccioni di una colombaia avanzata richiedeva pochissimo tempo. Esso poteva iniziare dopo 20 – 25 giorni di allenamento all’esterno della colombaia e consisteva in lanciate di 2, 5, 10 e 20 chilometri, con distacco di un paio di giorni l’una dall’altra, in giornate possibilmente calme e limpide. Vi era infine anche la colombaia mobile che veniva portata nella località in cui doveva essere impiegata già popolata di piccioni novelli che non erano mai usciti all’aperto, oppure veniva portata vuota e popolata con piccioni. Non solo però piccioni viaggiatori ma anche cavalli durante la Prima guerra mondiale. Dopo poche settimane dall’inizio della Guerra, nel 1914, l’esercito Britannico aveva arruolato circa 200.000 cavalli. Questi animali venivano radunati in paesi come il Regno Unito, il Sud Africa, la Nuova Zelanda, l’India, la Spagna e il Portogallo. Venivano organizzati in squadroni di cavalleria e imbarcati per il Fronte Occidentale. Anche l’esercito italiano requisì molti cavalli ma anche muli e asini soprattutto per gli spostamenti. I cavalli trasportavano munizioni, artiglieria, armi da fuoco e bombe, per non parlare degli stessi soldati. Spesso avevano anche la maschera antigas realizzata ad hoc nel periodo in cui esisteva la minaccia dei gas chimici. È stato stimato che il peso medio trasportato da un cavallo di cavalleria fosse di circa 57,15 Kg in armi e altri equipaggiamenti. Solo nella Prima guerra mondiale, morirono circa 8 milioni di cavalli, muli e asini.