Guerra e Pace

L’importanza delle carte geografiche in ambito militare

La geografia nasce con le carte militari. Quest’ultime erano disegnate su papiro o su pergamena, materiali che si potevano facilmente consultare e trasportare, dal momento che erano conservate in rotoli. La più famosa è quella dell’ecumene chiamata Orbis pictus di Agrippa. Per andare in guerra era necessario avere delle carte che disegnassero i luoghi altrimenti si rischiava di perdersi. La grandezza di Roma sappiamo bene che poggiava sulla sua potenza militare. Le più originali manifestazioni cartografiche romane sono costituite dagli itinerari. Ne esistevano due diversi tipi: gli itineraria scripta o adnotata e gli itineraria picta. I primi constavano di una serie di annotazioni scritte che riportavano in forma letteraria la descrizione della posizione dei luoghi, le distanze, le condizioni delle strade etc. I secondi invece erano disegnati e colorati e rappresentavano graficamente la morfologia del territorio, l’esistenza di città e di avamposti militari, il percorso delle strade etc. Gli itinerari a poco a poco si diffusero e vennero elaborati anche per scopi civili, ad uso dei funzionari imperiali e dei privati viaggiatori. Alcune riportano, oltre alla rete viaria, le indicazioni relative all’esistenza di stazioni di sosta e di posti di ristoro con le distanze. I romani quando conquistavano dei luoghi si lasciavano dietro una fitta di rete di strade fondamentali per il controllo del territorio. I pochi esempi di carte militari che sono pervenute sono tutte databili all’epoca del Tardo Impero. Si possono ricordare quelle assai schematiche riportate a complemento del testo della Notitia Dignitatum, relative alla Britannia e all’Egitto, che illustrano la posizione e la grandezza dei centri militari e amministrativi esistenti nei due paesi; quella nota come Carta dello scudo di Dura Europos, chiamata così perché la pergamena su cui era disegnata serviva da copertura ad uno scudo venuto alla luce ad Europos. Quando si cita Dura Europos si pensa al famoso assedio che durò diversi mesi. Dopo alcune schermaglie fuori dalla città i Romani, inferiori numericamente, si ritirarono all'interno delle mura. I Persiani allora cominciarono a scavare una mina (galleria scavata sotto un edificio per farlo crollare) a 40 m dalla torre 19 ed arrivati ai piedi della torre scavarono ulteriori 14 m di tunnel sotto le mura, puntellandolo con pali e tavole. Intendevano incendiare la galleria e provocare il collasso della torre e delle mura creando così una breccia per entrare nella città. I Romani, allertati dal cumulo di terra evidente sul piatto terreno circostante e dai rumori, scavarono una contromina per impadronirsi di quella nemica prima che fosse incendiata. La mina romana intercettò quella persiana proprio sotto le mura e ne nacque un drammatico corpo a corpo. Costretti a combattere in una galleria di circa 1.6m di altezza e di larghezza e quasi al buio i Romani senza l'elmo, che con la grande piastra a protezione del collo gli avrebbe limitato i movimenti, erano protetti da una maglia ad anelli ed armati di spada e giavellotto. I Persiani erano similmente equipaggiati, con in più gli elmi dotati di una maglia flessibile per la protezione del collo. Quello che accadde nelle gallerie non è chiaro ma i Romani subirono una ventina di perdite e forse in preda al panico ripiegarono creando una massa confusa facile preda dei Persiani. Dura Europos nel tempo fu abbandonata; i Persiani non la occuparono più dopo il 257 ed i Romani non la reclamarono indietro. Era troppo esposta e poi anni ed anni di guerre avevano dirottato altrove il commercio.

 

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