Caos libico e l’avventurismo geopolitico italiano
In Libia è il caos più totale. Non si arresta l’ondata di sbarchi e la guerra civile sta generando una profonda instabilità. Dove sono finiti i soldati dell’esercito libico che dopo la guerra del 2011 e la caduta di Gheddafi dovevano garantire la sicurezza del Paese? Addirittura in merito alle forze di terra vennero avviati diversi programmi di addestramento per le nuove truppe libiche, tutti interamente finanziati da Tripoli, in paesi NATO (ma non solo), con l’Italia in prima linea. La prima fase del programma italo-libico prevedeva la selezione di circa 500 soldati da parte di un team di consiglieri militari dell’Esercito Italiano. Di seguito l’addestramento delle forze di polizia da parte dei Carabinieri, e la formazione in Italia di 2.000 unità provenienti dalle 3 regioni libiche: Tripolitania, Cirenaica e Fezzan. L’Italia avrebbe contribuito alla formazione di 5.200 soldati libici secondo un piano triennale. Altri sodati sarebbero stati addestrati nel Regno Unito presso la caserma del British Army di Bassingbourn, nel Cambridgeshire. Altri invece in Turchia presso la scuola di fanteria di Egirdir/Isparta, nella parte sudoccidentale del Paese. Eppure oggi bande e milizie di vario colore e appartenenza etnica, locale o regionale, tutte armate fino ai denti si scontrano quotidianamente in Libia spesso usando il marchio del “califfato” per farsi pubblicità. Il ministro della Difesa Pinotti spera di poter guidare una missione in Libia, ma questo avventurismo geopolitico non ci porterà da nessuna parte. Rischiamo ancora una volta di fare il gioco delle potenze coloniali come la Francia, che ovviamente ha forti interessi in Libia, e di esporci ancora di più alla minaccia jhadista dell’Isis. L’addestramento delle truppe libiche in Italia ad oggi non ha prodotto nulla e la cattiva politica estera italiana continua a generare mostri.