Renzi e l’asse con Israele per contrastare Isis, ma non è che li stiamo attirando?
Il nostro premier da Firenze lancia un appello importante e vede in Netanyahu un partner ideale per la lotta al terrorismo in riferimento all’operato di Isis. Eppure il legame Italia-Israele potrebbe risultare un’arma a doppio taglio. E’ vero che la nostra industria degli armamenti gode di ottimi rapporti con Israele (nel 2012 siamo stati il primo fornitore UE di armamenti ad Israele per un totale di 470 milioni di euro), è vero che nella ricerca scientifica e tecnologica ci sono importanti collaborazioni, ma è davvero necessario creare questo fronte comune per contrastare Isis? “La priorità dell’Italia è la lotta al terrorismo di Isis nel Mediterraneo, il premier ne ha parlato al summit di Sharm el-Sheikh” ha spiegato una fonte diplomatica, sottolineando come il governo italiano vede nell’Egitto e nello Stato ebraico dei partner strategici per la sicurezza comune minacciata da attentati come quello che ha colpito il nostro Consolato al Cairo. Ad oggi Isis non ha mai colpito l’Italia nel suo territorio ma quello che spaventa è che alcune politiche o slogan elettorali possano attirare maggiormente Isis che ha voluto finora risparmiarci. Non è solo l’asse Renzi-Netanyahu ma anche la scelta della Pinotti, ministro della Difesa, che vuole a tutti i costi una missione militare in Libia guidata proprio dall’Italia e contrastante con l’operato del mediatore dell’Onu Bernardino Léon sempre più impegnato a trovare un accordo fra le parti libiche per un governo di “concordia nazionale” senza la necessità di un intervento militare. Nella prima metà di agosto il gruppo terrorista dello Stato Islamico si è gradualmente impadronito della città libica di Sirte, provocando nuovi timori sia da parte delle principali potenze regionali, sia da parte delle diplomazie occidentali agitando il nostro premier e il suo entourage per paura di ripercussioni in Italia. Non si combatte il terrorismo con i carri armati né con le bombe visto che finora hanno fatto più danni che altro vedi in Libia con la guerra a Gheddafi o in Iraq con la cacciata di Saddam. Si è creata solo una forte instabilità dove il terrorismo trova terreno fertile. Di sicuro se mai ci sarà un intervento militare una missione guidata dall’Italia è alquanto improbabile e se mai l’Isis sarà annientato dalle bombe italiane o americane o francesi, il terrorismo non sarà mai estirpato del tutto e la storia ce lo ha insegnato.