Facebook, la foto del bambino siriano e l’involuzione umana
Le foto di culi e tette su Facebook sono momentaneamente sospese per le immagini del bambino siriano morto annegato sulle coste turche. Il popolo di Facebook fa sapere che ritorneranno al più presto in attesa della nuova tragedia in mare visto che l'Italia e l'Unione Europea non hanno gli attributi per affrontare seriamente il problema nonostante li avessero al tempo dei bombardamenti su Libia, Siria, Iraq. Anzi sono sicuro che visto che ci sono problemi nel seppellire le vittime, causa indisponibilità di spazi cimiteriali, in Italia spunteranno presto delle cooperative funebri che ci lucreranno sopra. Ma a vedere l’ennesima foto del bambino deceduto postata di continuo su Facebook viene immediatamente da pensare che ci sono dei minori che smanettano vicino ad un pc ai quali questa immagine non è passata inosservata. Non c’è un modo per inibire la visione di materiali vietati ai minori, salvo la rimozione. Mettere una generica etichetta VM18 non serve a risolvere il problema. In generale, è considerato eticamente non accettabile usare immagini di minori se questo può condurre a strumentalizzazioni da parte degli adulti portati a rappresentare e a far prevalere esclusivamente il proprio interesse. Chi ha scattato questa foto del bambino e le l’ha diffusa si propone proprio di strumentalizzare l’immagine di questa piccola vittima puntando all’indignazione di chi le guarda. Il bambino aveva tre anni e si chiamava Aylan Kurdi. Sulla barca naufragata c’erano anche la madre e un fratello di Aylan, entrambi morti, e suo padre che invece è sopravvissuto e che ha telefonato ai parenti in Canada per avvisarli dell’incidente in mare. Dobbiamo arrivare per forza a spettacolarizzare la morte? La pietà e il rispetto per i morti vale solo per noi occidentali? Gli altri sembrano essere parte di un brutta copia di un film dell’orrore a quanto pare. Quindi la loro sofferenza, la loro morte può essere esibita ovunque, tra un aforisma di Herman Hesse, una foto in bikini e due tette al vento in barca lungo la costiera amalfitana. Ora a quanto pare è il momento di condividere tutti la foto del bambino siriano morto annegato altrimenti rischiamo di essere vittime di un attacco di FOMO “Fear of Missing Out” – letteralmente paura di essere esclusi – ed è uno stato emotivo che trova nascita proprio nei social network. Non possiamo non condividere la foto della giornata potremmo essere esclusi dal mercato globale di facebook, la nostra vita potrebbe non avere più senso…quella del bambino siriano senza colpe se la sono portata via più volte prima in mare e poi con un semplice click.