Guerra e Pace

La Russia attacca mentre Obama resta nell’angolino

in Esteri

Continuano i raid aerei russi in Siria. I jet di Mosca hanno bombardato anche la città di Qaryatain, 130 chilometri a nordest di Damasco, una delle roccaforti dello Stato Islamico. Secondo il presidente della Commissione Esteri del Parlamento di Mosca Alexei Pushkov l'intervento dell'aviazione russa nel Paese mediorientale dovrebbe durare tre o quattro mesi. E mentre la Russia attacca dal cielo, l'Iran si prepara a operazioni via terra con l'appoggio di Hezbollah. Il Parlamento di Mosca aveva approvato all'unanimità la richiesta di Vladimir Putin di supportare Damasco nella lotta contro i guerriglieri dello Stato islamico. L'ultima volta che Putin ha chiesto l'ok per inviare truppe all’estero è stato nel marzo 2014, prima dell'annessione della Crimea. “Siamo gli unici a intervenire nel rispetto del diritto internazionale”, ha affermato il portavoce del Cremlino Dmitri Peskov, perché la decisione di avviare i raid arriva in seguito alla richiesta di “assistenza militare” ricevuta dal presidente siriano Assad.  Ecco che qui torna il famoso concetto del “casus belli”. Quindi in difesa di Assad si fa guerra all’Isis e non solo. Questo intervento russo in Siria ha diverse motivazioni a quanto pare. Tra queste c’è da ricordare tra l’altro che tra le fila dell’Isis ci sono 2500 russi e che i jihadisti potrebbero tranquillamente spostare le loro mira espansionistiche anche nel Caucaso dove regna già una forte instabilità. Intanto a Baghdad è stato creato un centro informativo di Russia, Siria, Iran e Iraq, che dovrà coordinare la lotta contro lo “Stato islamico”. Le principali funzioni di questa struttura riguarderanno la raccolta, l'elaborazione, la sistematizzazione e l'analisi delle informazioni relative alla situazione nella regione mediorientale nel contesto della lotta contro lo “Stato islamico”, la distribuzione delle informazioni in base alla destinazione e la tempestiva trasmissione delle stesse agli Stati maggiori dei paesi in questione. Gli americani intanto restano nell’angolino mentre la Russia reduce da un anno e mezzo di duro isolamento internazionale sta conducendo la partita. Vladimir Putin ha assicurato che con gli americani ci sono contatti e collaborazioni per coordinare le azioni in Siria. Tutto ciò è necessario soprattutto se si pensa allo spazio aereo nelle operazioni militari. Il negoziato sull’Ucraina peserà non poco sulle prospettive della campagna siriana di Putin visto che questa stessa campagna militare che dovrebbe durare 3-4 mesi potrebbe risultare molto costosa per il presidente russo.

 

 

 

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