Guerra e Pace

Strategia militare: la Francia tira a lucido il Rafale per bombardare in Siria

in Esteri

A Rafale fighter jet prepares to land at the air base in Saint-Dizier February 13, 2015. France's President said Egypt would order 24 Rafale fighter jets, a naval frigate and related military equipment in a deal to be signed in Cairo on Monday worth more than 5 billion euros ($5.70 billion). The contract would make Egypt, aiming to upgrade its military hardware amid fears the crisis in neighbouring Libya could spill over, the first export customer for the warplane, built by Dassault Aviation. REUTERS/Charles Platiau (FRANCE - Tags: TRANSPORT BUSINESS MILITARY POLITICS)

Pioggia di fuoco su Raqqa, la roccaforte dell'Isis in Siria, da dove era partito l'ordine del Califfo Abu Bakr al-Baghdadi di attaccare Parigi e dove si sono addestrati gli attentatori che hanno sconvolto l'Europa. Francois Hollande aveva annunciato che la vendetta della Francia sarebbe stata veloce e spietata. Almeno trenta raid aerei hanno messo in ginocchio la città siriana nelle ultime ore. Dodici jet francesi - guidati da dati di intelligence Usa e in coordinamento con gli americani - hanno scatenato l'inferno colpendo i centri di comando, di addestramento e reclutamento dello Stato islamico assieme ad altri obiettivi nevralgici. L’Isis risponde sostenendo che i caccia francesi hanno colpito zone isolate. Ma allo stesso tempo i bombardamenti dei Rafale non conoscono sosta. Una iniziativa per mettere in mostra il caccia francese a tutti i costi. Sulla stampa specializzata, il prezzo del Rafale veniva stimato fino a qualche tempo fa sui 140 milioni di euro. Poiché la Francia aveva fortemente bisogno di esportare il prezzo di vendita è stato ridotto anche di 20 milioni in meno per una offerta alla Svizzera mai andata in porto. Il Rafale può contare su economie di scala e curve di apprendimento inferiori agli altri aerei come Eurofighter o F16. Inoltre, l’aereo francese si basa principalmente su tecnologie “autoctone”. Nonostante ciò l’Egitto, l’India e poi il Qatar hanno optato per i jet da combattimento “made in France”. Lo stesso Qatar che paradossalmente finanzia anche l'Isis.  Il contratto d’acquisto del Qatar per 24 Rafale ha avuto un costo complessivo di 6,3 miliardi di euro. Il recente contratto risalente a maggio 2015 è stato firmato da François Hollande e dall’emiro Tamim bin Hamad al-Thani. L’aereo prodotto dalla transalpina Dassault ha recuperato terreno sulla concorrenza rappresentata dagli aerei americani e dai Typhoon britannici. L’interrogativo di oggi è se questi bombardamenti su Raqqa servono davvero a qualcosa. Sotto accusa è anzitutto la strategia dei raid aerei. “Funzionano soltanto quando i nemici si ammassano in larghi gruppi in un luogo ben preciso”, racconta Seth Jones della Rand Corporation di Washington. I militanti dell’ISIS viaggiano invece in piccoli gruppi. La loro è una guerriglia veloce, duttile, che si adatta a situazioni e luoghi. La disponibilità del presunto Stato Islamico a sacrificare molti dei suoi uomini, in azioni disperate o attacchi suicidi, rende quasi inutili i bombardamenti dall’alto. C’è inoltre in ballo il futuro della Siria e le sorti di Assad che potrebbe uscirne o rafforzato oppure costretto alla fuga lasciando la Siria esplosa nel caso più totale alla ricerca di una sua nuova identità.

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