Guerra e Pace

La Fnsi approva la carta su comunicazione e terrorismo

in Esteri

Una caratteristica del terrorismo è quella di sfruttare e alimentare le paure dell’avversario.  Le paure stanno diventando il supporto al sistema occidentale mentre gruppi terroristici come quello dell’Isis tendono al contrasto e alla destabilizzazione sfruttando le paure del sistema stesso utilizzandone i mezzi, tra i quali, prima di tutto, le risorse della guerra dell’informazione e le tecnologie. La carta ha come funzione quella di dare una corretta informazione sull’argomento anche per non sottovalutare il fenomeno terroristico in un quadro in cui rimane prioritaria la sicurezza nazionale. Di fronte al tema di grande impatto del Terrorismo Internazionale e in particolar modo quello di matrice islamica il 5 maggio a Roma è stato approvato dal Consiglio nazionale della Fnsi il documento “Carta Comunicazione e Terrorismo”. Un lavoro a cui hanno dato un importante contributo giornalisti esperti della materia come Roberto Colella, Laura Silvia Battaglia, Younis Tawfik e soprattutto Enrico Cocciulillo che tra l’altro ha presentato insieme al presidente dell’Assostampa Molise Giuseppe Di Pietro il documento in Giunta. Una vittoria di squadra condivisa dalle firme di tanti giornalisti a cominciare dal segretario Raffaele Lorusso e dal presidente Giuseppe Giulietti. Ora il documento verrà sottoposto all’Ordine nazionale dei giornalisti. La carta ha come funzione quella di dare una corretta informazione sull’argomento anche per non sottovalutare il fenomeno terroristico in un quadro in cui rimane prioritaria la sicurezza nazionale. Di fronte al tema di grande impatto del terrorismo internazionale e in particolar modo quello di matrice islamica si invitano ad esempio i giornalisti ad evitare di fare propaganda ai gruppi terroristici di matrice islamica divulgando particolari video. Occorre poi informare correttamente i cittadini ma non dare sostegno alla causa terroristica che vive soprattutto della risonanza mediatica. Evitare di fare riferimento ad uno “Stato del califfato”, che Stato non è, in quanto non sono tracciabili i suoi confini. Questo elemento lo rende ancora più pericoloso in termini geopolitici. La terminologia del “Presunto califfato” è quella corretta. Combattere il terrorismo di matrice islamica, poi, non dovrebbe essere il pretesto per discriminazioni razziali, etniche o religiose, la minaccia non è l’Islam. E’ opportuno poi interpellare in dibattiti televisivi esperti in materia per poter fornire al pubblico l’informazione in un contesto chiaro e completo, che guardi anche alle cause del fenomeno terrorismo e alle motivazioni che spingono dei soggetti ad aderire alla causa terroristica. Infine l’utilizzo di una terminologia corretta e partecipazione a seminari di formazione professionale a cura di esperti per offrire ai giornalisti iscritti all’Ordine e alla Fnsi la possibilità di ricevere materiale di aggiornamento sul fenomeno nonché delle nozioni base di Islamistica.

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