Guerra e Pace

L’urlo di Katsika

in Esteri

Sono partite dall’Italia, le torinesi Silvia Salvagno, Stefania Fede, Federica Maltese e Sara Bigazzi per raggiungere il campo di accoglienza profughi di Katsika, vicino a Ioannina e considerato da molti il peggiore della Grecia. Nato a marzo con mezzi improvvisati il campo ospita attualmente 400 bambini e 940 persone, nonostante i mille disagi e le carenze. Le condizioni sono critiche: 250 tende senza fondo e senza materassi, 15 bagni chimici, 8 docce con acqua fredda e a intermittenza. A Katsika ci sono siriani (la maggioranza, circa l’80%), siro-palestinesi, iracheni e afghani, tutti passati per la Turchia e poi in gommone fino alle isole greche soprattutto Chios e Lesbo. Da qui sono stati poi spostati nei campi dove sono in attesa di fare richiesta d’asilo in Europa. Ma l’attesa è lunga e la procedura è complicata. I profughi sono stati messi in salvo dai volontari dei “rescue teams” che pattugliano le spiagge tutta la notte armati di cannocchiali, vestiti asciutti, coperte termiche e bevande calde. I siriani nel campo sono i più influenti, per diverse ragioni: prima di tutto per una mera questione numerica, dato che sono più della metà degli utenti del campo; secondo, perché parlano l’arabo, infine, perché sono mediamente più istruiti – ci sono diversi laureati: archeologi, biologi, fisici. Hannah è un cristiano siriano, ospite del campo con madre e fratello, tenda A40. Si esprime a grugniti, è dolcissimo e ha una forza incredibile. Porta pesi enormi da solo, lava tutte le pentole, consegna i pannolini, pulisce il campo. È l’aiutante più efficiente del campo. Poi c’è Mohamed che sul display del telefono non ha la foto di una ragazza, bensì la foto di Einstein, perché adora la matematica e la fisica e il suo sogno è di lavorare al CERN. Ha provato tre volte ad attraversare il mare, per due volte la barca si è rovesciata ma la terza finalmente è arrivata. Adesso è a Katsika e quando non aiuta i volontari a tradurre studia fisica nella sua tenda. L’obiettivo delle volontarie torinesi è raccogliere soldi per rendere più sopportabile la vita nel campo: pasti caldi, materassi per dormire sulle pietre, teli per ripararsi dalla pioggia e dal sole, aree gioco e di scuola per i bambini, soluzioni per proteggersi dai topi e dai serpenti. Nel frattempo l’emergenza profughi cresce e con essa il business attorno. Un operatore di telecomunicazioni greco, Cosmote, ha inviato venditori nei campi di Mitilene per vendere SIM Card da 12 euro, progettate per i rifugiati. Non volendo essere lasciata fuori, la società britannica Vodafone ha iniziato a offrire una carta SIM da 10 euro con il 50 per cento sui biglietti dei traghetti per Atene. Spesso gli imprenditori locali fanno pagare ai rifugiati fino a 250 euro a passeggero per un viaggio che normalmente non costa più di 40 euro in taxi. Il prezzo è sceso negli ultimi mesi da quando sono arrivati più rifugiati, i quali hanno ricevuto informazioni da coloro che hanno fatto il viaggio prima di loro e si rifiutano di pagare prezzi esorbitanti. La Grecia coinvolta in una crisi economica profonda ritrova motivazione dai rifugiati ancora prima che dai turisti. Profughi disposti a pagare qualsiasi prezzo rispetto ai turisti pur di raggiungere la libertà e qualche amico nell’Europa che conta. Un triste destino visto con gli occhi della guerra e della banalità dell'informazione che spesso tralascia l'umanizzazione del fenomeno migratorio.

 

comments powered by Disqus