La caduta di Mosul e il rischio nuovi attentati in Europa
Dopo mesi di combattimenti l’ISIS a Mosul si è ridotta a meno di 0,8 km2 di territorio. Le feroci battaglie e l’uso di bombe hanno lasciato molti segni uccidendo anche un gran numero di soldati iracheni. Ci sono ancora centinaia di corpi sotto le macerie e case completamente distrutte. Il comandante delle operazioni congiunte, il generale Abdelamir Yarala, ha annunciato in una nota che le forze antiterrorismo hanno liberato la moschea al-Nuri e la zona di Seryejana, cacciando i jihadisti dello Stato islamico. “Il loro fittizio stato è caduto”. Così il portavoce dell'esercito iracheno, generale Yahya Rasool, ha dichiarato alla tv nazionale commentando la ripresa da parte delle forze armate della grande moschea al-Nuri a Mosul, dove anni fa il leader del presunto Stato islamico, Abu Bakr al-Baghdadi, dichiarò il 'califfato'. La città è stata la capitale de facto in Iraq del gruppo jihadista anche se oggi molti quartieri sono in rovina con quasi 700.000 residenti fuggiti nei campi profughi e migliaia di persone che si uniscono quotidianamente. La città vecchia è un labirinto quasi impenetrabile. Mosul ha avuto sempre un significato fondamentale per l’ISIS. Con i suoi due milioni di abitanti era la principale città controllata dal sedicente Stato Islamico nel territorio iracheno, nonché il suo ultimo importante baluardo. Ora per Mosul bisogna evitare anche il rischio di violenze settarie mentre l’asse bellico si sposterà in Siria dove comunque l’ISIS è in caduta libera. La perdita dei territori avrà due effetti sicuri. Il primo quello dell’intensificarsi di attacchi terroristici in Europa con molti foreign fighters pronti a rientrare nei propri paesi e pianificare azioni devastanti. L’altro è il post crollo dell’organizzazione terroristica, nel senso che l’ISIS potrebbe seguire le sorti di Al Qaeda riducendo di molto la propria attività in attesa di nuovi focolai bellici.