Guerra e Pace

Balcanizzazione del Cyber e condivisione tra reti criminali

in Esteri

Qualcuno la chiama cyber ​​balcanizzazione altri guerra fredda cyber – di fatto la prospettiva da un po’ di tempo è cambiata. Storiche aziende di sicurezza informatica di alto profilo come Kaspersky si sono trovate nel fuoco incrociato tra la recente politica russa e quella americana. E così in molti ora chiedono come proteggere le società. “L'idea della cyber balcanizzazione è qualcosa in contrasto con un internet idealizzato, aperto, libero e accessibile a tutti; che consente la comunicazione diretta ininterrotta e non monitorata da persona a persona”, commenta il responsabile della strategia di sicurezza di SecureData, Charl van der Walt. Quest’ultimo ha parlato a lungo della probabilità della cyber balcanizzazione in seguito alla lotta di Kaspersky Lab con l'amministrazione statunitense di Donald Trump lo scorso anno. Secondo un accurato report di Reuters, Kaspersky Lab è accusata di aver esitato ad attribuire attività di hacking alla Russia, ma Eugene Kaspersky (ex scuola Kgb) attribuisce il ritardo solo a un errore. Invece, CrowdStrike e FireEye, sempre pronte a puntare il dito contro Russia e Cina, rifuggono dall’idea di accusare lo spionaggio americano. Rispetto però quanto sostiene van der Walt ci sono anche dei casi in netto contrasto. Uno su tutti quello di Huawei nel Regno Unito. Quando gli americani hanno inserito nella lista nera Kaspersky, gli inglesi hanno fatto lo stesso, ma quando gli americani hanno inserito nella lista nera Huawei, gli inglesi no. Una delle ragioni è che il Regno Unito ha un programma di collaborazione con i cinesi, quindi se gli interessi commerciali sono abbastanza forti, allora è possibile contrastare il problema. Poco dopo l'incidente di Kaspersky, Noboru Nakatani, direttore esecutivo del Global Complex for Innovation di Interpol, ha commentato che la balcanizzazione nella comunità della sicurezza informatica era già in corso. Nakatani ha dichiarato che in realtà, i criminali lavorano insieme per condividere informazioni, ma i governi invece non lo fanno. Se quindi da un lato si assiste ad una tendenza di internet verso la globalizzazione, dall’altra i governi e i sistemi politici sono così intrinsecamente nazionalizzati. Ma i governi non sono l'unico problema. Esistono delle società private che operano su scala internazionale, ad esempio Facebook. In pochi discutono contro la regolamentazione di determinati contenuti - come materiale per adulti - e annunci sul sito web di Facebook, ma Facebook viene utilizzato quotidianamente da milioni di persone ed è una potente piattaforma per cambiare l'opinione pubblica. La maggior parte delle persone accetta che Facebook debba essere regolato, ma la domanda successiva è da parte di chi? Da un lato, gli Stati Uniti sono la sede ufficiale e dove Facebook paga le tasse, ma dall'altro è abbastanza evidente che Facebook è una piattaforma globale. In conclusione lo scenario della cyber-sicurezza non è mai stato ad oggi così tanto “liquido”, per dirla alla Bauman ma soprattutto balcanizzato e di conseguenza frammentato. Ma l’economia globale dipende in buona parte proprio dalla sicurezza di Internet.

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