Il coronavirus spaventa anche l’Isis che per ora concentra la sua lotta in Africa
Il presunto Stato Islamico guidato dal nuovo califfo al-Hashimi, successore di Al Baghdadi, ritiene che il coronavirus sia un vero e proprio castigo divino, diretto a colpire gli infedeli. Il virus secondo gli estremisti del Califfato non a caso ha colpito il cuore della cristianità (Roma e l’Italia), l’Iran, paese a maggioranza sciita e soprattutto la Cina con il suo modo di trattare la minoranza islamica. Le realtà islamiche presenti in Cina risalgono agli albori dell’Islam, quando lo zio del profeta Maometto, Saad ibn Abi Waqqas, fu accolto dall’imperatore Gaozong della dinastia Tang, durante il regno del terzo califfo Uthman nel 651. A questi anni si fa risalire anche l’edificazione della prima moschea cinese a Canton e l’introduzione dell’Islam per opera di mercanti arabi e persiani, giunti nel Paese attraverso la Via della Seta. Islam in Cina vuol dire soprattutto uiguri. Dal 1911 al 1949 vi è stato perfino il tentativo di dichiarare una Repubblica indipendente del “Turkestan orientale”. Questo nome è rimasto ai gruppi uiguri che combattono per l’indipendenza dalla Cina (Movimento Islamico del Turkestan Orientale), e che in passato hanno eseguito attentati contro sedi del partito, a bus e discoteche in città come Urumqi, Wuhan e Pechino, facendo decine di morti. Fatta questa premessa, nel numero 225 del settimanale al-Naba, come riportato dal Daily Mail, il presunto Stato islamico ha pubblicato la sua guida per affrontare il coronavirus. Un vero e proprio vademecum da rispettare. La distanza di sicurezza? “Devi fuggire da chi è afflitto dalla lebbra come scappi dal leone”. L’isolamento? “Il messaggero di Allah ha detto che non si deve entrare né uscire dalla terra del contagio. Chi accetta pazientemente gli eventi, sapendo che sarà l’Altissimo a scegliere le vittime, sarà ricompensato come i martiri”. Ovviamente bisogna coprirsi la bocca quando si tossisce o starnutisce. Non lasciare contenitori di cibo e di acqua senza copertura. E lavare le mani tre volte prima di toccare alimenti. Tra i suggerimenti, quello di riporre “la tua fede in Dio” e di cercare “rifugio in lui”. E ai jihadisti viene detto: “le malattie non colpiscono da sole ma per ordine e decreto di Dio”. Certo oggi i numeri della pandemia in corso non sono affatto incoraggianti. Nel caso in cui il contagio dovesse allargarsi nelle wilayah (province) dell’Isis, l’organizzazione terroristica dovrà decidere sul da farsi. Per il momento si stanno evitando determinate aree geografiche puntando su altre, soprattutto in Africa. Dall’inizio di marzo in nome del jihad sono stati messi a segno alcuni gravi attacchi. Nella Nigeria nord orientale il 2 marzo sono stati attaccati da Boko Haram diversi villaggi nello stesso giorno. La regione sahelo-sahariana è diventata l’epicentro attuale del jihad globale acquisendo una rilevanza geopolitica. Le formazioni saheliane, in particolare quelle affiliate all’Isis e le varie sigle qaediste raggruppate nel cartello Jamaat Nusrat al Islam wal Muslimin hanno potenziato le loro attività grazie a un mix di tattiche funzionali alla loro espansione geografica e crescita operativa. Connessione strategiche e traffici criminali che alimentano e potenziano il circuito jihadista in vista di una nuova evoluzione delle principali organizzazioni terroristiche: Isis e Al Qaeda.