Il nucleare venduto in nero
Il Pakistan ha avuto da sempre una importanza geopolitica fondamentale. Da un lato una visione macrocosmica caratterizzata dal modo in cui il Paese viene visto dall’esterno, soprattutto dagli Usa, in relazione sia alla guerra in Afghanistan sia per i suoi confini con l’Iran. Dall’altra parte un microcosmo dove vengono fuori tutte le problematiche interne di una realtà pakistana molto complessa. Si tratta di entità molto diverse tra loro che contribuiscono ad un sentito squilibrio territoriale. Esistono problemi cronici nel Punjab, nel Sindh e nel Baluchistan, quest’ultima zona sempre più priva di infrastrutture. Per non parlare del confine con il Kashmir e delle aree tribali al confine con l’Afghanistan. Non a caso gli esperti di geopolitica parlano di implosione pakistana. A ciò si aggiunge la “talebanizzazione” del Pakistan. Proprio i talebani vivono nelle aree tribali e sono protetti da alcuni gruppi creati dai servizi segreti pakistani (ISI).
Una sorta di ISI dentro l’ISI che in contrasto con il sistema scambiano informazioni segrete e progettano per poi attuare azioni di sabotaggio su vari obiettivi a cominciare dagli impianti nucleari super protetti. L’islamizzazione della nazione ha portato dei fanatici religiosi in tutte le istituzioni dello Stato e del Governo Non solo partecipano ma incoraggiano gli altri pakistani ad una militanza civile ed armata a tutti i livelli sociali, economici, politici, nazionali ed internazionali. Importanti attentati nella storia politica del Pakistan come quelli di Muhammad Ali Jinnah, Liaqat Ali Khan, Zulfiqar Ali Bhutto, Zia-ul-Haq, Benazir Bhutto, Salman Taseer e Shahbaz Bhatti non sono stati possibili senza le affiliazioni ufficiali o ufficiose con gli organi d’informazione riservata e di sicurezza nazionali.
In merito al programma nucleare, nato inizialmente come contrapposizione all’India, sta generando problemi alla comunità internazionale. Gli Usa hanno dichiarato guerra al prof. Khan definito “Salvatore della Patria” per i pakistani, ma allo stesso tempo uomo enigmatico e pericoloso per gli Usa. Teniamo presente che la bomba atomica in Pakistan è soprannominata come “bomba islamica” e il prof. Khan che ha rubato i segreti dai laboratori quando lavorava in Olanda, non solo ha fatto avere la bomba atomica alla nazione ma oggi incoraggia il possesso di tale tecnologia anche in altri paesi. Oggi simili casi si verificano nei laboratori tedeschi. Tutto questo per venire in possesso dei segreti delle ditte che producono software o hardware utilizzati anche per quei droni che continuano ad uccidere i capi di Al-Qaeda e dei Talebani sia afghani che pakistani.
Infatti fu proprio il Pakistan a vendere vecchie centrifughe all’Iran per l’arricchimento dell’uranio (U235) utile alla costruzione di testate nucleari. Nei primi anni settanta centrifughe in acciaio furono fornite all’Iran proprio dal Paese del prof. Khan. Ne servivano 50.000 per produrre 1 Gigawatt di materiale bombabile e per produrre 100 kg di U235 ne servivano 3.000 che lavorassero ininterrottamente per un anno intero. Di seguito per accelerare il processo di arricchimento vennero sostituite le vecchie centrifughe con delle nuove in fibra di carbonio. Materiale che purtroppo proveniva dal Vecchio Continente. Al centro dell’attenzione Francia e Germania. Se è vero che la proliferazione nasce in Europa, il Pakistan è stato e resta ad oggi il più grande trafficante di nucleare sul mercato nero soprattutto nell’area geopolitica in questione.