Guerra e Pace

Stipendi ridotti per i miliziani dell’Isis

in Esteri

La stampa britannica ha pubblicato di recente un documento esclusivo proveniente dal Direttorato delle finanze dell’Isis. Secondo il testo, datato Safar 1437 (secondo il calendario islamico e corrispondente a novembre e dicembre 2015), si afferma “considerando la situazione eccezionale in cui si trova lo Stato islamico è stato deciso di ridurre della metà i salari pagati a tutti i combattenti e non è permesso a nessuno di essere escluso da questa decisione, qualunque sia la sua posizione”.  La crisi economica ha colpito quindi anche l'Isis: il gruppo jihadista ha annunciato di aver dimezzato gli stipendi per i suoi combattenti dopo la riduzione dei proventi petroliferi causati dal danneggiamento dei pozzi nell'est della Siria e della distruzione di una filiale della Banca centrale dello Stato islamico nel nord dell'Iraq. Gli stipendi, assicurano i tesorieri dello Stato islamico, saranno distribuiti come sempre due volte al mese. Secondo ricercatori siriani in contatto con loro parenti e colleghi presenti nei territori dello Stato islamico, prima della riduzione degli stipendi un combattente locale di medio livello guadagnava 400-600 dollari mentre alcuni arrivavano anche a 1.200 dollari al mese, più 50 dollari per ogni moglie e 25 dollari per ogni bambino. Si lavora sette giorni su sette, 16 ore al giorno.  Unica alternativa per ottenere qualche giorno di congedo è sposare una donna del califfato, condizione sempre più richiesta ai cosiddetti foreign fighters. Raccapriccianti i particolari legati all'uso di anfetamine, cocaina e viagra, che vengono distribuiti ai miliziani prima dei combattimenti e dei raid per aumentarne la “lucida aggressività”. La società di analisi IHS ha pubblicato un rapporto ripreso da Analisi Difesa secondo il quale l’organizzazione jihadista beneficia ormai di entrate mensili per 80 milioni di dollari. Di queste, il 50% proviene dalle tasse sui servizi e sulle attività ‘commerciali, agricole e industriali e il 43% dalla vendita di petrolio e gas. Il restante 7% proviene da donazioni o attività criminali come il commercio di droga e antichità. L’ISIS stava riuscendo a guadagnare 40 milioni di dollari al mese ma i danni relativi ai pozzi petroliferi e le recenti sconfitte dovute ai vari raid hanno compromesso la stabilità economica nonché quella psicologica di alcuni miliziani.

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