L’eccidio dei bambini in Siria: l’infanzia strozzata
Al confine con la Giordania sorge Dera'a, città martire della rivoluzione siriana. Una cittadina assediata il cui simbolo è diventato il suo cimitero. I sogni dei bambini di Dera'a finiscono lì, tutti, tra quelle mura avvolte dal silenzio. L’ambulanza con i corpi dei bambini è diventata un confidente, una compagna generosa e carnefice allo stesso tempo, presenza necessaria più delle stesse armi della rivolta. Quel giorno quindici di loro muniti di bombolette spray scrissero sui muri slogan contro il regime di Assad. Le diverse scritte vennero copiate da slogan anti-Mubarak usati dai giovani egiziani. I bambini le copiarono direttamente dai report di Al-Jazeera.
La reazione del regime fu immediata: i bambini vennero arrestati e costretti a subire violenze nelle carceri ad opera dei miliziani di Assad. Il giorno successivo i genitori e le famiglie dei bambini scesero in piazza a protestare. Fu l’inizio della rivolta.
Il 9 marzo scorso, nella provincia di Idlib, prima dell'attacco al villaggio di Ayn l'Arouz, le forze del governo hanno razziato decine di maschietti tra gli 8 e i 13 anni: i ragazzini sono stati usati dai soldati e dai miliziani come scudi umani, messi dinanzi ai finestrini degli autobus che trasportavano il personale militare dentro il villaggio per il raid. Questa è la grave crisi siriana dove ogni giorno muoiono bambini. Ne sono morti più di 1000 dall’inizio della rivoluzione.
L’ONU ha raccolto decine di testimonianze di bambini dai 14 anni in su incarcerati e torturati. Molti di loro hanno detto di essere stati picchiati, obbligati a restare fermi in posizioni scomode, frustrati con cavi elettrici, bruciati con le sigarette; un ragazzino è stato sottoposto a scosse elettriche ai genitali. Un testimone ha raccontato di aver visto un ragazzino di circa 15 anni morire di botte. Un altro ragazzino di 15 anni, picchiato più volte con cavi elettrici durante un interrogatorio.
Bambini con gli sguardi vuoti eppure lì a farsi torturare e macellare. Un soldato di Assad lo guarda a terra davanti l’uscio di una casa dove all’interno una donna sta spennando una gallina, pulendo le budella e le interiora. La carne dell’animale sta per essere messa a cuocere mentre per la strada il corpicino viene avvistato dai passanti prima dell’urlo straziante e continuo che non ha mai fine della povera madre. Alcuni passanti quando vedono le chiazze di sangue raggiungere le proprie scarpe cercano di evitarle, altri continuano a trattenere i piedi a terra ignari di tutto. Non è sangue di un marziano, ma di un bambino, l’ennesimo ucciso dalla mano feroce della guerra.
Appestata dal puzzo, la morte fuoriesce dalle case di Dera'a, i diversi raid, le torture, le vittime innocenti, le urla e i pianti. Immagini di guerra che ho ben stampate nella mia memoria. Impossibile continuare a scrivere…