The Liberation Project fa tappa a Fallo, in Abruzzo
“Nella feroce morsa delle circostanze non ho arretrato né gridato. Sotto i colpi d’ascia della sorte il mio capo è sanguinante, ma non chino”. Sono i versi del poeta inglese Henley e che Nelson Mandela utilizzò per alleviare gli anni della sua prigionia durante l'apartheid. Proprio nei ghetti neri sudafricani, la musica venne utilizzata come strumento di protesta, a cominciare da quella da ballo (kwela). Kwela significa “salire su”, un termine usato sia dai musicisti per invitare i presenti ad unirsi alle danze ma anche dai poliziotti sudafricani per spingere le persone arrestate a salire sui furgoni della polizia. L’unica opposizione all’apartheid arrivò dal partito dei neri sudafricani, l’ANC, che dagli anni 50 cominciò a protestare attraverso scioperi e boicottaggi. Il governo arrestò i contestatori. Nel 1964 il leader dell’ANC Nelson Mandela venne condannato all’ergastolo. Negli anni 80, l’apartheid si fece sempre più opprimente. Per ottenerne l'abolizione, l'ONU impose al governo sudafricano pesanti sanzioni, che strozzarono l’economia del Paese. Nel 1990 il presidente Frederik de Klerk si vide costretto ad avviare il processo di abolizione delle leggi razziali, e a dialogare con l'ANC. Mandela venne scarcerato e tornò a essere un protagonista della politica sudafricana. Alle elezioni del 1994 i neri furono riammessi al voto e l’ANC conquistò una vittoria schiacciante. Mandela sconfisse lo stesso de Klerk, diventando il primo presidente nero del Sudafrica. Ora i tempi sono diversi, siamo nell’era della globalizzazione e l’immagine dei ghetti neri si è notevolmente trasformata. Vi scrivo da Fallo, comune della Val Di Sangro - Abruzzo, amministrato egregiamente da coloro che resistono ogni giorno, aggrappati alla pietra antica dei nostri piccoli borghi che non separano come ai tempi dell’apartheid ma piuttosto uniscono diversi popoli. Proprio Fallo già borgo inclusivo con anime finlandesi e americane, martedì 23 luglio, alle ore 21, ospiterà l’ultima tappa del tour italiano del progetto “The Liberation Project”, un collettivo di musicisti composto da una core band di 6 artisti sudafricani a cui di volta in volta si uniscono artisti provenienti da altri Paesi. Il tour è iniziato il 9 luglio a Ferrara per poi toccare altre città italiane: Rimini, Napoli, Castelvolturno, Genova, Collegno, Reggio Emilia, Milano, Bologna, Gubbio, Roma. Il progetto è stato creato da Dan Chiorboli, nato in Italia e cresciuto in Sudafrica durante l’Apartheid. La sua passione per la musica e l’amore per entrambi i Paesi hanno fatto maturare in lui il desiderio di produrre un album che raccontasse come la musica abbia avuto un ruolo significativo nei processi di liberazione. Sul palco si esibiranno musicisti di fama internazionale. Alla core band sudafricana (Dan Chiorboli, Neill Solomon, Tebogo Sedumedi, Peter Djamba, Kebelo Seleke e Lindi Ngonelo) si uniranno nel tour italiano Phil Mazanera (chitarrista dei Roxy Music e co-produttore dei Pink Floyd), N’Faly Kouyate (Afro-Celt Sound System e Peter Gabriel), Cisco Bellotti (ex Modena City Ramblers) e Roberto Formignani (The Bluesman). Il concerto è gratuito. Il live set include canzoni del triplo CD di “The Liberation Project” e si concentra su stili sudafricani, italiani e cubani.