Tra Cina e Giappone si rischia una nuova guerra
La memoria può essere una prigione, una sorta di labirinto dove imponenti figure cercano una via di uscita. Oggi in Asia sta per riesplodere uno dei conflitti dalle conseguenze potenzialmente devastanti: quello tra la Cina e il Giappone. La memoria ci riporta indietro all’incidente di Mukden del 1931 conosciuto anche come incidente della Manciuria quando venne compiuto un attentato da mani sconosciute nella Manciuria meridionale. L'esplosione distrusse la ferrovia giapponese nei pressi di Mukden (oggi Shenyang). I militari giapponesi accusarono i terroristi cinesi, fornendo quindi una scusa per l'invasione e l'annessione della Manciuria all'Impero del Giappone, nel febbraio dell'anno successivo, nonostante l'opposizione di parte del governo e della Società delle Nazioni. Proprio la Società delle Nazioni nata alla fine della prima guerra mondiale, già monca e che negli successivi avrebbe dimostrato tutta la sua inefficienza prima con la questione della Manciuria e qualche anno dopo con la questione dell’Etiopia, che vide l’Italia di Mussolini colpita ma non affondata tanto che nel 1936 poté annettersi quella parte di Africa proclamando la nascita dell’Impero. In merito alla disputa territoriale sulle Isole Diaoyutai/Senkaku fra Cina e Giappone, c’è da dire che il governo nipponico ha firmato il contratto d’acquisto di tre delle 5 isole dell’arcipelago delle Senkaku, rivendicate da Cina e Taiwan, malgrado gli avvertimenti della Cina. Le isole contese, ricontrollate da Tokyo dal 1972 dopo la restituzione della prefettura di Okinawa da parte degli Usa, sono nazionalizzate e affidate alla sorveglianza della guardia costiera nipponica che, in forza della legge appena varata dalla Dieta per sanare gravi lacune, potrà ora anche effettuare arresti in caso di sbarchi illegali. L’operazione è costata al Giappone 2,05 miliardi di yen (20,5 milioni di euro) nonostante le poteste di Cina e Taiwan. A quanto pare la questione delle Diaoyutai/Senkaku ha un importante risvolto economico alla base vista la possibile esistenza di potenziali giacimenti petroliferi nelle acque che circondano le isole. Per i cinesi in particolare, essa è diventata un importante simbolo nazionalistico che ricorda le passate aggressioni militari giapponesi, soprattutto quella della già citata Manciuria. La Diplomazia dovrà sbrogliare un nodo non indifferente prima che si possa assistere ad un nuovo atto di una guerra sino-giapponese. Tutto ciò servirà a distogliere gli occhi degli occidentali dalla polveriera mediorientale? Di sicuro la questione non può passare in secondo piano.