Le porte di Tannhäuser

Le porte di Tannhäuser

Pensieri sul Cinema a cura di un videomaker - www.millerpictures.it

di Luca Coralli

Nymphomaniac

in Cinema

Lars von Trier è uno dei miei registi preferiti in assoluto. In una classifica immaginaria che vede Hitchcok al primo posto, Kubrick al secondo, Tarantino al terzo e Argento al quinto, è da anni stabile in quarta posizione. Se poi prendiamo in esame solamente il cinema europeo e restringiamo il cerchio solamente ai registi ancora vivi o che realizzano ancora film "accettabili" (quindi Argento è fuori), rimane l'unico in classifica.

Adoro la sua Arte, la sua capacità di osare senza porsi limiti e il suo imporsi delle regole (vedi il Dogma 95) per poi gettarle subito al vento. Adoro il suo modo di usare (in tutti i sensi) gli attori, fino a portarli all'estremo delle loro possibilità. Certo, non ha sempre azzeccato al 100% tutti i film, ma non mi ha mai deluso. Anche il suo penultimo film, Melancholia, non è uno dei suoi lavori che più apprezzo, ma ha comunque degli ottimi spunti. Discorso diverso per Nymphomaniac che, diciamolo subito, è un capolavoro.

Prima di analizzare brevemente il film, però, vediamo in quale contesto è inserito. Il regista danese ci ha infatti da sempre abituato a una suddivisione in trilogie della sua filmografia:

  • Trilogia europea: L'elemento del crimine, Epidemic, Europa
  • Trilogia del cuore d'oro: Le onde del destino, Idioti, Dancer in the Dark
  • Trilogia USA - Terra delle opportunità: Dogville, Manderlay, Wasington (non acora realizzato)
  • Trilogia della depressione: Antichrist, Melancholia, Nymphomanicac

Nymphomaniac è quindi il film-fiume scelto per concludere degnamente la Trilogia della depressione, che a livelli qualitativi è uguale (se non superiore) a quella del cuore d'oro. Merito sicuramente anche dello strepitoso Antichrist, ma è proprio Nymphomanic che fa la parte del leone in questa trilogia (e anche nella filmografia completa del regista danese). E non è solo una questione di durata. La versione ufficiale del film (che potremmo chiamare Director's Cut) sarebbe infatti di 5 ore e mezza (divisa in 2 parti da 2 ore e mezza e da 3 ore), mentre la versione distribuita nelle sale e approvata (ma non montata) da Trier è di 4 ore (divisa in 2 parti da 2 ore ciascuna). Quando vedremo la Director's Cut ancora non si sa, forse direttamente in home video.

Diciamo subito che Nymphomaniac è tutto tranne che un film porno. Certo, le scene di sesso sono esplicite e onnipresenti, ma non disturbano, non sono mai inserite a caso durante il film. Sono invece parte portante della narrazione: se non ci fossero, il film sarebbe nullo. Il punto è che Nymphomaniac è una summa del pensiero cinematografico trieriano: è come se racchiudesse in sè tutti i film precedenti e tutte le tematiche esplorate fino ad oggi dal grande regista. Ci sono scene girate a mano in bassa qualità (come ai tempi del Dogma 95) e scene perfettamente pulite e lucide (come in Dancer in the Dark), ci sono scene di violenza sulla donna (come in Dogville) e scene grottesche (come nel Grande capo), ci sono scene sovrannaturali (come in Melancholia) e scene di sesso esplicito (come in Idioti). E' come se il regista si fosse guardato indietro e avesse realizzato un film utilizzando solo il meglio di quanto prodotto fino ad ora. Usando un termine caro all'industria musicale, Nymphomaniac è il suo Best Of. E, soprattutto, è un film che, come dice anche la produttrice Louise Vesth, "parla di tante cose che stanno succedendo al mondo, alle persone, alla sessualità, alle relazioni, alla religione, all'arte e alla musica, alla natura e alla civiltà".

Perchè la grandezza di Nymphomaniac è proprio questa: utilizzando come pretesto il sesso e la malattia della protagonista, il buon Lars ci mostra un mondo duro, spietato, violento, come mai ci aveva mostrato prima d'ora; ma è anche un mondo vero, molto più vero di quello teatrale di Dogville, di quello musicale di Dancer in the Dark o di quello horror di Antichrist. E' il suo film più realistico ed estremo, condito però con alcuni tocchi di classe che lo rendono indimenticabile. In particolare, nel Capitolo 3 del Vol.I la "scenata" grottesca di una bravissima Uma Thurman è da applausi; e, nel Capitolo 5, l'accostamento dell'attività sessuale della protagonista con la musica di Bach e la polifonia è semplicemente geniale ed è uno dei momenti più alti di tutta la cinematografia del regista danese. Nel Vol.II, invece, all'interno del Capitolo 6 l'incontro di Joe con due uomini neri genera una spontanea ilarità nello spettatore che sarà poi subito annientata dall'incontro con K., sicuramente il momento più estremo di tutto il film e il Capitolo migliore del Vol.II.

Nymphomaniac è proprio questo, un film che parla della vita da un punto di vista diverso, sessuale, estremo: non è un film sul sesso o sulla depravazione femminile. Chiaramente il furbo Lars usa il sesso come pretesto per creare scandalo, per dare fastidio al mondo del Cinema: lo ha sempre fatto e lo farà sempre. Ma, come dicevo prima, non sono scene inserite solo per fare scandalo: non stonano mai e sono necessarie per immedesimarsi in pieno con la storia della protagonista: è quasi impossibile, infatti, restare impassibili davanti a quello che accade a Joe, interpretata magnificamente da Stacy Martin e da Charlotte Gainsbourg (protagonista di tutta la Trilogia della depressione e sempre più musa "coraggiosa" del regista). E gli altri attori non sono da meno, a cominciare da Stellan Skarsgård nei panni di Seligman che dà vita al personaggio Trieriano per eccellenza, cucito alla perfezione su di lui; e poi la già ricordata e bravissima Uma Thurman, Christian Slater, Shia LaBeouf e l'immancabile Udo Kier, presente in (quasi) tutti i film del regista danese.

Un film corale, a tratti epico, che innalza la bravura di Trier a un gradino ancora più alto rispetto al passato. Sarà difficile fare di meglio, ma con Lars non si sa mai come va a finire...

VOTO: 10/10

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