Da noi purtroppo è davvero dura emergere, o sei stato un ex giocatore di livello, o hai conoscenze importanti, o porti uno sponsor, altrimenti non se ne parla”.

Così, Marco Resca, tecnico milanese di soli 32 anni, stufo di quello che, a suo dire, è l’andazzo italico, ha riempito il bagaglio di coraggio e ambizione e ha preso il “passaporto” per il calcio del Nord.

Dopo un anno a farsi le ossa nei sobborghi di Londra, adesso è passato in quel di Eindhoven, a far risuonare i suoi dogmi calcistici tra il frusciar dei mulini a vento. Dogmi, tra l’altro, cristallizzati dopo corsi di formazione e aggiornamento in quattro Paesi, dall’Italia all’Inghilterra, dalla Svizzera all’Irlanda. Un coach “europeo”, dunque: niente male per un ragazzo che ha cominciato a 16 anni, all’Ac Lacchiarella, quando un mister gli chiese “mi dai una mano?”, scatenando la sua passione.

“Le opportunità sono ovunque, ma non sempre sono dietro l’angoloracconta Resca, oggi responsabile degli Under 17 dell’Rksv Reeze -. Così ho già lavorato in 3 paesi diversi e provo a mantenermi. Da noi devi portare visibilità perché oggi è questo che interessa, se poi sei anche valido meglio. Non dico che fuori dall’Italia sia il paese dei balocchi, ma c’è più meritocrazia”. Così, dopo una sfilza di panchine da queste parti (San Biagio Casarile, Zibido San Giacomo, Milano 3, Villanterio, fino al Pavia) sbarca in Inghilterra. Tra l’altro con già una collaborazione con l’Arsenal Soccer School, oltre che esperienze formative in casa Inter e Milan, come biglietto da visita.

In Inghilterra ho seguito l’under 16 del Sandgate FC – racconta – in aggiunta da marzo anche la squadra riserve del Southall FC un club semiprofessionistico dell’ovest Londra. Un anno di crescita e ricco di soddisfazioni. Londra però è stato un punto di passaggio, dove ho studiato la lingua e seguito vari corsi, in modo da essere pronto per qualsiasi altra destinazione”.

Così, nell’estate 2012 trova casa in Olanda, dove allarga ancora il ventaglio delle sue competenze ed esperienze. “Sono felice qui – spiega – anche se mi mancano le tensioni del nostro calcio e la professionalità che cerchiamo di mettere in ogni seduta e gara per cercare di ottenere il risultato. In Inghilterra il calcio a livello dilettantistico è un divertimento, nulla più, e per questo è difficile creare una buona mentalità di lavoro. In Olanda è più interessante perché più vicina alla nostra mentalità e si trovano strutture di ottimo livello”.

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