Egregio signor De Carlo,

Ho letto il suo articolo del 17/4 e mi sembra che il summit delle Americhe sia stato un incontro di capi di stato davvero vuoto di significato se non fosse per la discussione sul narcotraffico che lascia davvero di stucco.

Sarebbe come se, in Italia, il presidente della Repubblica Napolitano dicesse che la lotta alla mafia va abbandonata. Il presidente messicano Felice Calderon ha detto che per impedire ai narcotrafficanti di spargere un fiume di sangue si dovrebbe vendere droga legale a prezzi più alti da cui lo Stato ricaverebbe elevate risorse fiscali.

I produttori-venditori di droga che hanno accumulato montagne di denaro venderebbero, a prezzi da ingrosso, la droga ai governi che ne farebbero una lucrosa fonte di reddito aumentandone il costo.L’ipotesi che, per un certo periodo, era stata proposta in Italia era ,invece, di venderla, per stroncarne il traffico, nelle farmacie ad un costo “politico”, ma forse era prima che il prezzo della cocaina precipitasse ai minimi storici.

Mi sono sempre chiesta come mai il continente sudamericano non sia riuscito a costituire una federazione unitaria che fronteggiasse gli Stati Uniti con maggiore determinazione; questo vertice a Cartagena qualcosa lo ha dimostrato nonostante il sostanziale fallimento: la presenza capillare e potente del narcotraffico è, in pratica, il collante,capace di sostenere o di sfiancare socialmente una vasta area dal Messico alla Bolivia, in grado, come un’eminenza grigia, di rivendicare un “indiscutibile” ruolo guida.

Saluti,

Luisella Rech

***   ***   ***

Gentile Signora,

la mafia del narcotraffico esiste perché esistono i narcotici e perché questi sono fuorilegge. Se non lo fossero più, se chi si vuole drogare la cocaina andasse a comprarsela in farmacia non ci sarebbe più narcotraffico. Non ci sarebbero più spacciatori. Le prigioni si vuoterebbero. I cartelli vedrebbero inaridirsi le fonti di ricchezza, vedrebbero diminuire il loro potere di ricatto, smetterebbero di farsi la guerra. E i governi dal canto loro risparmierebbero miliardi in un’interdizione che si è dimostrata inefficace, costosa e sanguinosa. Anzi ci guadagnerebbero, perché potrebbero colpire con tasse i consumatori di droga alleggerendo i carichi fiscali in altri settori.

Non dico nulla di nuovo, come lei ben sa. Ricorda che accadde con il proibizionismo negli Stati Uniti degli anni venti? E che accadde quando il proibizionismo fu abolito? Le mafie italiana, irlandese, ebrea smisero di spararsi addosso e di corrompere la vita pubblica e privata dei cittadini. Il vecchio Kennedy, padre del presidente, si rifece una verginità dandosi alla politica e diventando ambasciatore a Londra.

Lei mi dirà che le mafie non morirono. Si riciclarono appunto nel contrabbando della droga, nel gioco d’azzardo, nella prostituzione. E certamente si riciclerebbero di nuovo se il proibizionismo dei narcotici venisse abolito. Ma i vantaggi immediati sarebbero enormi. E anche la prevenzione ne guadagnerebbe.

Guardi a cosa è accaduto al fumo. Oggi negli States fumare una sigaretta è diventato quasi un peccato. E senza costrizioni. Giornali e televisione hanno martellato l’opinione pubblica spiegando again and again quanto dannoso fosse il fumo per la salute.

Avverrebbe lo stesso con la droga? Non lo so. Ma è ragionevole provarci anziché continuare a sbattere la testa contro il muro. Perché una cosa sola è sicura: la guerra alla droga non potrà mai essere vinta continuando a combatterla come si è fatto nell’ultimo mezzo secolo