Gentile signor De Carlo,
Corrado Clini, ministro per l’ambiente,ha annunciato, finalmente, nell’aula di
Montecitorio il decreto salva-Ilva con cui un Comitato di Alta Garanzia composto
dal presidente dell’Istituto superiore di sanità, dal presidente dell’Ispra,
l’Istuto Superiore per la ricerca e la protezione ambientale,dalle autorità
locali e presieduto dallo stesso ministro per l’ambiente vigilerà che
l’acciaieria più grande d’Europa rafforzi entro due anni l’AIA, autorizzazione
integrata ambientale, in modo da avere “un’industria pulita e tecnologicamente
avanzata” e raggiungere i fini di tutela sanitaria e ambientale di cui al
sequestro preventivo del Gip del Tribunale di Taranto.

“Se l’Ilva chiude e lo stabilimento viene abbandonato i vantaggi per l’ambiente
sono ZERO mentre i rischi per la salute sono altissimi ” e proseguendo, occorre
piuttosto, far diventare l’area ” un sito strategico di interesse nazionale”.
Clini ha sottolineato ” noi e la magistratura abbiamo lo stesso obiettivo:
risanare l’Ilva. Proprio per questo non ho compreso bene quello che è successo.”

Neanche noi italiani signor ministro.
Rispondendo alle repliche in aula ( Lega e IDV hanno annunciato il loro NO al
decreto ) ha rimarcato che la chiusura dell’Ilva “comporterebbe un grande
vantaggio per i concorrenti europei dell’azienda e, se volessimo ragionare in
termini di Grande Fratello, potremmo dire che è in piedi una strategia molto
importante per dare un altro colpo all’economia italiana”

Il politicamente corretto non può dire di più, ma è già molto.
Il presidente Hollande parlando del contemporaneo, anche se diverso, “caso” delle
acciaierie Arcelor Mittal che il proprietario, il miliardario indiano Lakshmi
Mittal minaccia di chiudere, ha detto che ” la nazionalizzazione fa parte dei
temi in discussione “.
Coincidenze ?
Gradirei sapere il suo parere in proposito,
saluti
Luisella Rech

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Il mio parere? Semplice: l’Italia si sta progressivamente deindustrializzando.

In parte, perchè si è ineluttabilmente abbandonata all’anarchia istituzionale con l’anormale prevaricazione di una magistratura, tanto inetta quanto arrogante, sugli altri poteri dello Stato.

Per un’altra parte, perché le sue strutture sono marce.

Per una terza parte, perché è fuori dal mercato e i governanti non si accorgono e non capiscono che per quanto profondi i tagli e per quanto alte le tasse l’Italia non riuscirà mai a colmare il gap di competitività che la separa dalla Cina comunista.

Tutto il resto – sempre a mio modesto parere – sono chiacchiere all’interno di una società nella quale nessuno è mai responsabile di nulla e i vecchi, da Berlusconi a D’Alema, si ritengono inamovibili e boicottano perversamente ogni ricambio generazionale. Amen!